Raffaele Tomelleri
Uno della “generazione di fenomeni”, certo. In campo
e anche fuori. Basta ascoltarlo, quando si racconta, Andrea Zorzi. Quando ti dice, ad esempio, che “…c’è
uno sport solo che ti insegna davvero a giocare con
gli altri, a non pensare prima a te e poi alla squadra.
Non dico sia lo sport migliore, ma la pallavolo è così.
E’ l’unico sport dove non la puoi tenere, non la puoi
toccare più di una volta…”.
Andrea Zorzi ti guarda bene in faccia, quando ti spiega
che cos’è la “generazione di fenomeni”. “Oh, se non si
sta attenti, passa il messaggio di un gruppo nato per
caso, che ha vinto sì, ma com’è arrivato, poi è anche
finito. Invece no, stiamo attenti. Quello è un gruppo
che ha cominciato a vincere e ha vinto a lungo, anche
quando ha cambiato giocatori, allenatori. Ha vinto tanto
e negli anni. E’arrivato ai vertici mondiali e c’è rimasto
a lungo. Non è un colpo di fortuna. Ecco perchè ci sta
“generazione di fenomeni”…
Ha vinto tutto, anzi, “…quasi tutto”, ti corregge. E
in quel “quasi”, c’è forse l’unico vero rimpianto di una
storia infinita. “Beh, sai, quando arrivi a giocarti una
finale olimpica, e non la vinci, qualcosa ti resta dentro,
per forza. Sarebbe stato l’ultimo tassello, quello ci è
mancato, abbiamo perso il treno. Ma è lo sport, questo,
è fatto di grandi vittorie e di momenti esaltanti, ma devi
sempre mettere in conto che ci sono anche gli altri, che
qualche volta sono più bravi, più fortunati di te, più
forti. Questa è la grande lezione dello sport, che ti
insegna a ricominciare, ad andare in palestra il giorno
dopo, con la stessa grinta di prima. Se hai vinto, perchè
devi continuare a farlo. Se hai perso, perchè devi subito
rialzare la testa”.
E se gli chiedi se davvero le sconfitte servono, “Zorro”,
ti spiazza così: “Tutti vanno in campo solo per vincere, ma
in realtà impari soltanto dalle sconfitte. Sono quelle che
ti mettono in discussione, che ti obbligano a un esame di
coscienza, a riguardarti dentro, a cercare spiegazioni.
Quando vinci, sei felice e basta, non stai a interrogarti
perchè”. Zorro va oltre. “La vittoria è veloce, aerea, passa via in un lampo. Le sconfitte sono come macigni che ti porti dentro a lungo, a volte per sempre. Sai quante volte mi dicono “…però, quella volta alle Olimpiadi”… Mi ricordano la sconfitta, eppure ho vinto quasi tutto”. E c’è un altro concetto cui tiene un sacco. “Smettiamola di pensare che ogni sconfitta sia un fallimento, in Italia è spesso così. La sconfitta fa parte del gioco, nello sport e nella vita.
Non è un fallimento, ma un’occasione per ripensarti e
ricominciare”.