Mario Botta, l’archistar che ha progettato il recupero della Rotonda agli ex Magazzini Generali, l’ha detto chiaramente nella sua lectio magistralis all’Ordine degli Architetti: reinventare Verona sud dal punto di vista urbanistico, per la città sarà la sfida epocale dei prossimi vent’anni. Perché, ha proseguito il grande architetto, “la città non era pronta…per trovare una vocazione a tutti questi volumi”. Tuttavia la grande incompiuta, Verona sud, “migliorerà col tempo”, è stato il messaggio di speranza dell’archistar. Che però ha messo il dito nella piaga. Perché a partire dal 2000 cinque amministrazioni comunali si sono trascinate, senza riuscire a risolverlo, il problema della pianificazione complessiva dello sviluppo di Verona sud nei prossimi 20-30 anni. Eppure, dal settembre 2018, una soluzione di alto profilo architettonico era stata presentata. Solo che il concept, che delinea “prospettive e indirizzi per il quartiere fieristico al fine di migliorare le relazioni tra la città e la Fiera”, è chiuso in un cassetto.Il progetto è quello commissionato nei primi mesi del 2018 dalla dirigenza della Fiera allo studio Arteco di Verona e presentato il 14 settembre dello stesso anno. Il piano era stato studiato da Luciano Cenna, fondatore dello studio Arteco e decano degli architetti veronesi. L’ipotesi progettuale suggeriva una serie di soluzioni brillanti per risolvere i problemi legati allo sviluppo della Fiera, alla sua integrazione con il quartiere circostante, al miglioramento della viabilità e delle relazioni funzionali tra il centro cittadino e l’area di Verona sud.
Erano previste modifiche alla viabilità con l’abbattimento del cavalcavia di viale Piave
”Dopo una serie di incontri con la dirigenza dell’Ente -spiega a La Cronaca l’architetto Cenna- l’impianto progettuale è stato razionalizzato in un concept finale, in cui hanno trovata chiara lettura i sei punti forza del progetto: 1 viabilità a doppio senso lungo tutto il fronte fiera; 2 piazzale antistante coperto e interamente disponibile a tutti i cittadini; 3 Torre Faro, che ricorda una fiaccola, come simbolo tecnologico del quartiere; 4 apertura dell’area fieristica al quartiere Verona sud; 5 assetto omogeneo e formalmente efficace del complesso fieristico, dall’ex Manifattura Tabacchi a viale dell’Industria; 6 area fieristica che diventa il centro di Verona Sud”. Il piano prevedeva infatti lo sviluppo della Fiera nell’area dell’ex Manifattura Tabacchi. Che in effetti l’Ente fieristico tentò di acquistare, a fine 2018, dalla liquidazione della Quadrifoglio Immobiliare Verona Spa, con un’offerta inferiore di 1 milione di euro rispetto a quella presentata dalla società altoatesina VR.Re srl di Heinz Peter Hager e Paolo Signoretti, che si aggiudicò l’area. Modifiche significative e importanti erano previste anche per la viabilità, con l’abbattimento del cavalcavia di viale Piave, sostituito da una grande rotonda, la creazione di un’aiuola spartitraffico attrezzata su viale del Lavoro di fronte al PalaExpo, un collegamento pedonale interrato con tappeti mobili. “In questa proposta progettuale -continua l’architetto Cenna – la mobilità trovava una ragionevole soluzione, era stata raggiunta la ricercata continuità di Verona sud con la città, e la funzionalità dell’impianto fieristico era considerevolmente accresciuta, liberando le aree destinate a parcheggio ora addossate al PalaExpo e aprendo il quartiere fieristico, o almeno una sua parte, alla città”. La proposta progettuale prevedeva il raggiungimento di un primo traguardo entro il 2030 e di un successivo e conclusivo traguardo, immaginato dopo altri dieci anni, intorno al 2040.“Ovviamente -conclude l’architetto Cenna- i due traguardi potevano essere anticipati o meno, a seconda delle risorse finanziarie che si volevano impegnare e della compattezza delle istituzioni interessate al risultato”. Rossella Lazzarini