Baci, abbracci, sorrisi e sane risate. Curiosi aneddoti, qualcuno da ascoltare in religioso silenzio e a microfoni spenti, piccoli segreti, curiose leggende e mezze verità. Sono stati questi i gustosissimi ingredienti di una giornata trascorsa alle porte di Oderzo, a casa di Gianfranco Zigoni. L’indimenticabile campione gialloblù ha accolto come solo lui sa fare un nutrito gruppo di ex compagni, non solo gialloblù, che hanno dato vita a una emozionante rimpatriata. A rendere possibile tutto questo è stata l’inesauribile passione per il calcio anni ’70 di Pierantonio Ravasi, con la preziosa collaborazione di Mirko Capraro, secondo quanto si dice fidato autista del campionissimo di Oderzo ma sicuramente anche molto di più. Teatro della giornata un piccola baita situata nel quartier Marconi, accogliente zona residenziale alle porte della cittadina trevigiana, dove uno dei nipoti di GianZigo ha deliziato i presenti con un profumatissimo risotto agli asparagi, rigorosamente del luogo. Alla tavola sapientemente imbandita tanti ex gialloblù come Sergio Vriz, Bruno Antoniazzi, Stefano Trevisanello , Franco Bergamaschi, Dino Landini e Sergio “Chicco” Guidotti, attuale Presidente dell’ASD Ex Calciatori Hellas Verona. Insieme a loro Raffaele Trentini, indimenticato portiere del Foggia e Elvio Salvori, compagno di Zigoni alla Roma. «Un centrocampista fortissimo – dice Zigo – che oggi giocherebbe in Nazionale». Presenti anche Gianluca Tavellin, figlio di Guido, una delle figure più importanti della storia gialloblù, e Francesco Grigolini, fotografo ufficiale dell’Hellas Verona ma anche grande tifoso gialloblù. Tanti quelli che per motivi vari non hanno potuto essere presenti ma che non hanno fatto mancare una telefonata come Totò Logozzo, Livio Luppi, Franco Nanni e Klaus Bachlechner.
LA SCOMMESSA DELLA PELLICCIA La telefonata del mitico Klaus ha rispolverato la famosa storia della pelliccia. “Eravamo a cena in città – racconta Sergio Vriz – assieme a Zigo, Maddè, Domenghini e proprio Bachlechner. Valcareggi aveva anticipato a Zigoni la possibile panchina contro la Fiorentina e lui buttò lì la provocazione. Nacque la scommessa e quando fu chiara anche la partecipazione proprio di Bachlechner – che voci sommesse raccontano essere all’epoca un pizzico tirchio – Zigoni non si tirò indietro. Salimmo insieme dagli spogliatoi e lo stadio non guardò più la partita ma solo il suo idolo seduto in panchina con pelliccia e cappello da cow boy”.
IL FAMOSO NO ALL’INTER “Voi eravate calciatori, io ero invece un giocatore» sono state le parole rivolte da Zigoni, uno a cui i colori dell’Hellas sono rimasti dentro. Anche se con un piccolo rimpianto. «Eravamo in aeroporto – racconta Zigoni – e tramite Domenghini fui avvicinato da Ivanoe Fraizzoli, allora Presidente dell’Inter. Mi voleva in nerazzurro e mi offriva un ingaggio di quasi tre volte superiore a quello che prendevo al Verona. Noi, però, eravamo finiti in serie B a causa della famosa telefonata di Garonzi a Clerici e io avevo promesso ai tifosi gialloblù che sarei rimasto per riportarli subito in serie A. Che matto che sono stato”.
VERONA-MILAN 5-3 La presenza di Zigoni e Bergamaschi ha portato i ricordi a fare un salto triplo all’indietro nel tempo. Tra pochi giorni, infatti, saranno passati cinquant’anni da quel lontano 20 maggio 1973 quando il Milan, reduce dalla conquista della Coppa delle Coppe contro gli inglesi del Leeds, si presentò a Verona per una partita che avrebbe dovuto essere solamente una formalità. Da una parte un Verona già salvo e dall’altra la formazione di Nereo Rocco, che in un Bentegodi colorato di rossonero era pronta a cucirsi sul petto lo scudetto della stella. Zigoni ricorda bene: «Salimmo le scale assieme al mio amico Roberto ‘Pantofola’ Mazzanti. Quando vidi lo stadio tutto rossonero gli dissi che quel giorno avremmo vinto noi. Dopo un quarto d’ora di sofferenza mi feci dare la palla, scartai mezza difesa e misi in mezzo una palla che andò a sbattere sulla testa di Sirena per l’1-0». Su quella partita si è sentito un po’ di tutto. «Durante l’intervallo pensavamo venisse qualcuno del Milan ad avanzare qualche proposta. Invece nessuno. Garonzi, però, quel giorno ci propose stranamente il premio doppio in caso di vittoria. E alla fine stappò ben due bottiglie di champagne. Per uno tirchio come lui…». Ma Furino – interviene Trevisanello – ti telefonò qualche giorno prima». A sentir Zigo, però il capitano bianconero era un amico fin dai tempi della Juve e quello era solo un semplice saluto. A suggellare questo ricordo l’apparizione di un pezzo unico: il pallone di quella sfida, conservato gelosamente da un certo Andrea Righetti detto Jimmy. Il Presidente dell’ASD Ex Calciatori Sergio ‘Chicco’ Guidotti ha, quindi, raccolto la firma sul pallone proprio di Zigoni e Bergamaschi, che al termine di quel campionato finì, sicuramente controvoglia, proprio al Milan.
ZIGONI, CAMPIONE UNICO A sentir i suoi compagni di squadra, Gianfranzo Zigoni era e rimane un personaggio unico. Franco Bergamaschi lo dipinge come «uno stregone» mentre per Sergio Vriz è «un istrione». Stefano Trevisanello, da tutti ricordato come “il gondoliere”, simpatico nomignolo affibbiatogli da Valentino Fioravanti, impareggiabile penna de “L’Arena” di quegli anni, lo definisce semplicemente «il Verona». E come dargli torto, vien da dire.
Enrico Brigi