“Famiglia e lavoro priorità per il bene comune”. E’ il messaggio che il vescovo Giuseppe Zenti lancia in via del ballottaggio del 25 giugno. Un appello, per usare le parole del presule, con la voce del buon senso”. “Questo è il momento- scrive- di guardare in faccia la cittadinanza di Verona, con le sue invidiabili risorse, ma anche con le sue gravi criticità. Alludo in primo luogo alle famiglie allo stato di disperazione per disoccupazione o in pesanti difficoltà nella gestione di figli gravemente disabili. Qui non c’entrano i partiti inficiati di ideologia. C’entra il buon senso. Un buon senso che va gestito da una amministrazione determinata ad attivare quanto è nelle sue possibilità perché l’intera cittadinanza sperimenti senso di bene essere, senza alcuna sacca di grave disagio o povertà. Che c’entrano la destra, la sinistra o i vari centrismi? Di che cosa sono paladini? Di criticità da affrontare o di se stessi? A livello amministrativo Verona basta a se stessa. Decidano i Veronesi. In piena libertà. Con senso di responsabilità e di crudo realismo, senza diktat da capipartito estranei alla cultura e alla sensibilità di Verona e senza l’ombra cupa di poltrone da occupare e di clientelismi da salvaguardare, in vista del cui obiettivo elaborare alchimie innaturali”. Parlando di una città cosmopolita per vocazione, lancia anche una sua proposta: l’assessorato alla famiglia. “Dal mio versante- aggiunge-, in posizione prioritaria. Con due obiettivi. Anzitutto, la salvaguardia della sua identità non alterabile, pena conseguenze devastanti a boomerang; sicché, snobbarla in senso dispregiativo come “tradizionale” è segno di irresponsabilità civile e sociale. E, di conseguenza, consapevoli dell’importanza della famiglia come cellula della società, il sostegno effettivo e adeguato alle sue problematiche economico – occupazionali e sociali”. Per il resto, auspica “una amministrazione incorruttibile”.