Zanotto: “La nostra Verona aveva un disegno preciso” L’ex sindaco dal 2002 al 2007 risponde a Massignan: “Forse era all’estero e non si è accorto del nostro Piano strategico per la città”

“Ho letto le dichiarazioni dell’architetto Massignan sulle vicende relative alle amministrazioni che hanno governato la nostra città e mi sono rafforzato nella convinzione che Massignan abbia fatto un lungo viaggio all’estero dal 2002 al 2007 senza avere alcuna possibilità di informarsi sulle vicende veronesi di quel periodo”.
Esordisce con ironia e sarcasmo Paolo Zanotto, avvocato ed ex sindaco per un mandato, dopo i due di Michela Sironi di fronte alle “pagelle” che l’ex assessore, urbanista e ambientalista Giorgio Massignan ha dato ai sindaci degli ultimi anni in un intervento sulla Cronaca di Verona dei giorni scorsi.
Massignan ha promosso la Sironi perché aveva una visione di città e ieri l’ex sindaca ha risposto ricostruendo le vicende di allora, le conquiste e i rimpianti (va precisato tra l’altro che i fondi per trasformare l’Ente lirico in Fondazione Arena furono 900 milioni e non 9 miliardi-ndr) e ora interviene Zanotto. Perché non ci sta: lui aveva impostato un Piano strategico per la Verona di domani, bello o brutto che fosse ma una visione c’era.
“Massignan non si è accorto che, dal 2002 al 2007, era stata elaborata dall’Amministrazione di allora una precisa idea di città. Tra il 2003 e il 2004 la città ha realizzato il primo Piano Strategico di Verona, dove si sono delineate le linee dello sviluppo futuro di Verona. E dal contributo di tutti gli attori e stakeolders veronesi  (ben 350 persone in rappresentanza di 80 tra pubbliche istituzioni, ordini professionali, categorie economiche, organismi del terzo settore, associazioni ecc.) è sorta una nuova idea di città che valorizzava lo sviluppo sostenibile del territorio, la cui mobilità era assicurata da moderni mezzi di trasporto di massa, favorendo insediamenti del terziario avanzato (Polo Finanziario), con alto valore aggiunto e che incrementassero la qualità e la remunerazione del lavoro, con progetti di coesione sociale”.

Polo finanziario e Polo culturale poi alla fine non si sono fatti…
“Il mio successore, Flavio Tosi insieme con l’assessore Giacino, oltre a destinare il Polo Culturale degli ex Magazzini Generali ad attività commerciali (oggi Eataly), hanno preferito sull’area antistante la Fiera fare un parcheggio e un grande supermercato cancellando il Polo Finanziario e le opere ad esso connesse (parcheggi interrati per la Fiera, completamento SS 434, parcheggio scambiatore Genovesa ecc.) significa che è prevalsa l’idea di una città “commerciale” che ha sostituito una idea che voleva fare di Verona una città europea per qualità di vita e di lavoro”.

“A Verona servono più qualità e redditi”

Zanotto: “Mancano le attività redditizie, non possiamo essere magazzinieri e affittacamere”

Ma oggi c’è una idea di città?
“Purtroppo ora vedo che molti giovani vanno via perché qui non ci sono attività di alto livello dal punto di vista lavorativo e retributivo. Verona aveva componenti equilibrate di attività economiche, tra agroalimentare, finanza, commercio e turismo mentre ora larghi pezzi di queste attività si sono dileguate, vedi la finanza, e la città si è fortemente sbilanciata. Questo è un forte rammarico”.

Si punta sulla Marangona quando c’è Verona sud che è molto più infrastrutturata, no?
“La variante Gabrielli che avevamo previsto per rifare Verona sud avrebbe trasformato questa parte di città non solo da un punto di vista urbanistico ma anche per le attività economiche e avrebbe portato alto valore aggiunto e lavoro qualificato, diventando attrattiva per molte aziende. Giacino la volle revocare e oggi ci troviamo solo con turismo e commercio, con un impoverimento di lavoro e stipendi”.

Da dove ricomincerebbe?
“Proprio da qui: ridare nuove funzioni alla città, contraendo il settore turistico dilagante in modo veneziano e arginando il commercio inutile. Darei spazio ad attività più qualificate e redditizie, portando a Verona attività remunerative. Pensiamo alla logistica: è un lavoro povero, non porta denaro di qualità. Dobbiamo uscire dall’idea di essere, noi veronesi, magazzinieri e affittacamere. La nostra idea di città, con Verona sud e il Polo finanziario, era proprio l’idea di una città ad alto contenuto produttivo e di qualità”.

Ma non è l’unico rammarico, credo…
“No, ne ho almeno altri due in tema di mobilità. Il primo è la tramvia, perché realizzando solo il filobus non riusciremo a dare a Verona un volto più moderno di città europea. E voglio ricordare a Massignan il contenzioso con la Siemens che non forniva mezzi adeguati e la conseguente risoluzione del contratto con penale da 25,5 milioni a favore nostro.E’ stata la Giunta Tosi a cancellare il progetto tramvia optando per il filobus (poi rimasto al palo per 15 anni!)”.

E poi?
“E poi il traforo breve. È stato cancellato in una settimana quando forse una riflessione l’avrebbe meritata: era una soluzione solo urbana, senza traffico pesante. Una soluzione che piaceva a molti”.
“Questo per dire che ogni sindaco di Verona ha espresso una sua idea di città. Quella emersa dal 2002 al 2007 era ben definita e solo il cambio di amministrazione non ne ha consentito l’attuazione. Io ho portato avanti i progetti di chi mi ha preceduto, i miei successori hanno preferito, ripeto, una città commerciale che ha sostituito una idea che voleva fare di Verona una città dove la qualità della vita e il livello del lavoro la ponesse ai più alti livelli competitivi nello scenario europeo.”.

M. Batt.