Non c’è allarmismo, quindi, per il professor Bassetti, come non c’è per la dottoressa Gismondo, direttrice del laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze all’Ospedale Sacco di Milano. Come abbiamo spiegato qui, il problema iniziale del Covid in Italia è stata la sottovalutazione, che ha colto il Paese impreparato. Ora, però, la situazione è diversa e il pericolo vero sembra lontano, tanto che secondo lei “se tutto andrà bene avremo otto, dieci anni di tregua”.
Anche Alberto Zangrillo, professore all’Ospedale San Raffaele di Milano, è dello stesso avviso, perché dati alla mano sostiene che i contagi non vanno confusi con i malati, attualmente in misura molto inferiore. “Il contagiato è semplicemente colui che è venuto in contatto col virus e fortunatamente non manifesta una sintomatologia clinica tale per cui debba essere di competenza del medico. Essere contagiati di Sars-Cov2 non vuol dire essere malati, non ha alcun significato dal punto di vista clinico-sanitario”, ha spiegato Zangrillo ai microfoni di La7.
Ancora più incisivo nel suo pensiero è il dottor Augusto Biasini, ex primario di pediatria all’ospedale Bufalini di Cesena. A Il Resto del Carlino pochi giorni fa ha espresso tutta la sua incredulità per il prolungamento dell’emergenza da parte del governo: “Pur nel rispetto delle persone che a causa del virus sono decedute, io non mi ci ritrovo in questo prolungamento dell’emergenza. I medici sono abituati a curare la malattia, ma di malati non ce ne sono quasi più. Diverso è il compito dei virologi che devono fare i tamponi per verificare a che punto è il virus”. Biasini si scaglia anche contro il Cts, colpevole secondo lui di creare “confusione parlando indifferentemente di portatori del virus e malati. Oggi potremmo dire che la pandemia si è trasformata in endemia”.