A 45 anni compiuti da poco, con quasi 400 presenze tra i professionisti, lo trovi ancora in Promozione, con la maglia del Pedemonte, a correre dietro a un pallone. Perché il calcio è una passione senza fine, che non conosce confini né categorie. Lui è Marco Zamboni, granitico e aitante difensore, veronese “de soca”, che dopo aver calcato i campi di serie A,B e C, non vuole smettere, rappresentando anche un esempio positivo per i più giovani. «Mi diverto ancora. Finché sto bene continuo, e in tutta onestà non vedo la fine» confessa con giustificata soddisfazione. Nella sua lunga carriera, ha difeso i colori di diverse squadre. Tra i tanti anche quelli di Verona e Lecce, avversari sabato al Bentegodi in una gara crocevia fondamentale per la salvezza. Almeno per la squadra gialloblù. «A Lecce ho vissuto un anno calcisticamente entusiasmante, coinciso con la conquista della promozione in A. Fu una cavalcata travolgente, rimanemmo primi in classifica dalla prima all’ultima giornata. Il tecnico era Nedo Sonetti, un tecnico vecchio stampo, molto simpatico come tutti i toscani ma soprattutto bravo a creare e gestire un gruppo. Lecce, inoltre, è una città bellissima che consiglio a tutti di visitare. A Verona, invece, venni in serie B, l’anno dopo la retrocessione, voluto da Alberto Malesani, che mi conosceva già da tempi del Chievo. Per me veronese, indossare la maglia dell’Hellas fu una forte emozione. A Verona, inoltre, c’è sempre stata una tifoseria eccezionale. Vi assicuro che quando sei in campo al Bentegodi il sostegno dei tifosi diventa veramente l’arma in più. Ti porta a dare sempre il 130% delle tue possibilità». Verona e Lecce si sfideranno sabato in una gara che per la squadra allenata da Marco Zaffaroni rappresenta la classica sfida da “dentro o fuori”. «Fino a ora – confessa – non ho avuto modo di seguire molto la squadra gialloblù. La posizione di classifica è sicuramente preoccupante e la salvezza appare adesso un’impresa molto difficile da raggiungere. Mancano ancora 20 partite, e in punti in palio sono ancora molti, tuttavia, se i gialloblù vogliono tenere accesa la già debole fiammella della speranza, devono assolutamente fare punti». Durante la sua lunga carriera Marco Zamboni ha avuto anche l’occasione di vestire la maglia della Juventus mentre anni dopo, con la quella della Reggina, si è preso la soddisfazione di fare gol su punizione a Gigi Buffon, segnando una rete fondamentale per la salvezza della squadra amaranto. «L’avventura in bianconero non andò come immaginavo. Avevo solo 18 anni e, forse, ero così giovane che non mi sono reso conto dell’ambiente nel quale mi trovavo. Per il resto ogni squadra dove ho giocato è stata frutto di una mia precisa scelta. L’unico rammarico riguarda quando andai via proprio dalla Juve. Dovevo raggiungere Malesani alla Fiorentina, invece la società mi “obbligò” ad andare a Napoli. Peccato, chissà come sarebbe andata a finire”.
Enrico Brigi