Lo vedi giocare e pensi: ”Strano che nessuna delle grandi l’abbia davvero cercato”. L’anno scorso è stato spesso decisivo, confermando una crescita continua. Costante. Mattia Zaccagni è pronto per una grande. Ma ilcalcio è un amante crudele, dalla memoria corta e spietatamente ammaliante. Cerca conferme, costantemente, e archivia in fretta tutti i tuoi successi. Non c’è nulla di più meritocratico di questo sport, ma ciò non basta ad escludere un rovescio della medaglia che può anche risultare doloroso se non si è dotati degli strumenti mentali e caratteriali per codificarlo.
È un discorso che riguarda tutti, indistintamente e senza eccezioni o privilegi di sorta. Tutti, compreso Mattia Zaccagni. Uno che con tenacia e sudore è stato tra i grandi protagonisti della scorsa stagione dell’Hellas Verona. Uno che quel rovescio della medaglia l’ha inteso nella sua accezione più autentica, e s’è allineato di conseguenza sulla disposizione d’animo più corretta.
Non è un caso che il diretto interessato, dopo il tre a uno sul Benevento, abbia ammesso ai microfoni di Sky che questo “dev’essere l’anno della consacrazione”. “Nella scorsa stagione ho imparato molte cose” ha aggiunto, con la lucida contezza di chi sa di dover compiere uno step in termini realizzativi e di incisività. Nel 19/20 il canterano gialloblù, pur andando in doppia cifra negli assist, ha messo insieme appena due reti. Due come le occasioni in cui è riuscito a mandare in porta i compagni in questo primo scorcio di campionato: in linea con il trend della scorsa stagione, dunque, ma ancora a secco nelle marcature.
La sensazione che hanno restituito le ultime due gare di Serie A, quelle con Juventus e Benevento, è quella di un calciatore più consapevole, più coinvolto e maggiormente responsabilizzato. Un giocatore di raccordo, in grado di legare il gioco e catalizzare le transizioni offensive. Ci sono tutti gli elementi affinché sbocci definitivamente un altro talento italiano. Manca soltanto la conferma dei numeri, quella più importante. Ma questo può essere davvero l’anno buono. Anche perché, dalla sua “consacrazione”, dipende pure la crescita dell’Hellas.