A 65 anni se n’è andato portando con sè tutti i segreti di Ludwig, dal terzo uomo, ai cosiddetti solchi ciechi. Dopo tanto clamore, i funerali di Wolfgang Abel sono stati celebrati in gran silenzio a Negrar. Il protagonista con Marco Furlan del processo “Ludwig” era ricoverato al Sacro Cuore dal 10 settembre del 2021 dopo che era entrato in coma in seguito a una caduta in casa per un malore. La svolta della vicenda giudiziaria che aveva insanguinato Verona, il Veneto per arrivare fino a Monaco di Baviera, lo ricordiamo, era cominciata la sera del 3 marzo 1984 alla discoteca Melamara di Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova dove in quel momento si trovavano 400 ragazzi, la maggior parte dei quali mascherati per la festa di carnevale. In un momento di confusione, uno dei due killer, travestito da Pierrot, aprì un’uscita di sicurezza e fece entrare il suo complice, che aveva con sé due borse contenenti altrettante taniche di benzina. Seminascosti in un angolo buio, Abel e Furlan cominciarono a versare benzina sulla moquette e la incendiarono. I due tuttavia non avevano tenuto conto del fatto che i locali pubblici italiani avevano dovuto dotarsi di rivestimenti ignifughi a seguito dei provvedimenti promulgati dopo il rogo del cinema Statuto, avvenuto a Torino nel febbraio 1983. La moquette della discoteca era quindi resistente alla fiamma e rallentò la propagazione del fuoco, consentendo a un addetto alla sicurezza di estinguerlo. Una volta scoperti, i due assassini tentarono di aggredire il buttafuori per fuggire, ma furono bloccati, accerchiati dalla folla e infine arrestati dalla polizia, che li salvò dal linciaggio da parte degli avventori del locale. Il numero delle azioni omicide di “Ludwig” si concluse così, con 15 morti e 41 feriti, tutto condito da un lunghissimo strascico giudiziario. Il 10 febbraio 1987 furono entrambi condannati a trent’anni di carcere, mentre il pubblico ministero aveva chiesto per tutti e due l’ergastolo; a entrambi inoltre fu riconosciuta la seminfermità mentale. Il 15 giugno 1988 la Corte d’assise d’Appello di Venezia rimise in libertà entrambi per decorrenza dei tempi di carcerazione e ordinò a Furlan il soggiorno obbligato a Casale di Scodosia, un paese in provincia di Padova, da cui Furlan fuggì nel febbraio del 1991, poco prima della definitiva condanna in Cassazione. Fu catturato nel maggio del 1995 a Creta, dove viveva sotto falso nome, e fu riportato in Italia; intanto il 10 aprile del 1990 la Corte d’appello di Venezia, presieduta da Nicola Lercario, lo aveva condannato in contumacia a 27 anni di carcere, condanna confermata l’11 febbraio 1991 dalla Corte di cassazione. Il 24 aprile 2008 Furlan ha preso la seconda laurea con lode in ingegneria informatica, mentre il 12 novembre 2010 è stato rimesso in libertà per la buona condotta tenuta durante il periodo in libertà vigilata. Nel 2009 la misura detentiva residua a carico di Wolfgang Abel è stata commutata negli arresti domiciliari, scontati nella casa di famiglia in Valpolicella. Scaduto il termine di pena, dopo un ulteriore periodo di libertà vigilata e obbligo di firma a Negrar di Valpolicella, il 24 novembre 2016 il magistrato di sorveglianza competente ha revocato quest’ultimo provvedimento, sancendo il ritorno in libertà di Abel. Abel aveva affermato di essere pronto a rendere ulteriori dichiarazioni e testimonianze inedite sulla sua esperienza criminale. Entrambi hanno asserito di non essersi più frequentati né sentiti. Il 10 settembre 2021, a causa di una caduta in casa per un malore, Abel entra in coma. Ora la parola fine.