VOLTI&FIRME gialloblù: Matteo Sorio (Corriere di Verona). “A Ramagli la mia intervista più bella” “Il Chievo? Se risolve i problemi di iscrizione, l’obiettivo deve essere solo la salvezza”

Per chi come me conosce Matteo Sorio da parecchi anni, sia come musicista, ma soprattutto come amico, non è semplice vederlo sotto altre vesti: “Chi l’avrebbe detto a 17 anni, che un giorno mi avresti intervistato…”(ride).
Per tutti gli altri la firma M.S. riconduce al giornalista che dal 2008, dopo la laurea in lettere moderne, decise che questa sarebbe stata la sua professione: “Durante la magistrale scelsi di fare lo stage per una testata giornalistica, dettato anche dalla passione per la lettura che ho sempre avuto. Quando il Corriere di Verona mi riconfermò, capii che era la strada che dovevo intraprendere”.
Inizia occupandosi di cultura e subito gli affidano il primo incarico “importante”, che lo vede seguire il Chievo già dalla prima del ritorno in A, “vinse 2-1, gol di Marcolini e Italiano se non ricordo male”. Ma pure tanto basket tra i suoi incarichi, e nel 2011 arriva anche la “convocazione” per “Il Messaggero”, attualmente come corrispondente per l’Hellas.
Matteo, che differenza c’è nello scrivere per le due testate?
Per il Corriere spazio un po’ su tutto, cronaca, sport e a volte anche economia. Per il Messaggero mi occupo esclusivamente di sport: scrivere per una testata nazionale ti allarga un po’ la visuale, mi è capitato di raccontare di campioni come Marc Marquez, Mourinho o Zidane.
Chi sono stati i tuoi maestri?
Quelli da cui ho imparato il mestiere sono Angiola Petronio che mi insegnato l’importanza della sensibilità, Antonio Spadaccino da cui ho preso la curiosità verso tutto e da Antonio Piva il nonlimitarsi a fare il compitino.
Consigli a chi vuole intraprendere la carriera giornalistica?
Capire qual é l’argomento in cui uno è più portato e quando lo racconti non fai fatica. Al giorno d’oggi, con il nostro mestiere così in difficoltà, serve una vera vocazione.
Del Chievo cosa mi dici?
Per me sono stati 13 anni molto belli, in cui ho potuto raccontare di giocatori importanti: Mario Yepes dai numeri difensivi eccezionali, Michael Bradley che già alla prima intervista parlava italiano, e poi Pellissier sempre decisivo nei momenti importanti. Il presente è un piccolo salto nel buio: se risolveranno il problema dell’iscrizione al campionato, l’obiettivo primario penso debba essere la salvezza.
E dell’Hellas?
Credo che con Juric si sia per il momento toccato l’apice, anche qui sono passati giocatori belli da vedere: la storia di Jorginho è fantastica, come occupava poi l’area Toni insuperabile e infine molto bravo anche Pessina.
E l’intervista più bella?
L’intervista più bella nel 2015 a pranzo con Ramagli. Abbiamo chiacchierato due ore e ho provato la stessa sensazione che provavano i giornalisti tanti anni fa, quando avevano la possibilità di entrare davvero in contatto con i protagonisti.