Interventi funzionali all’abbattimento dell’isolamento sociale e propedeutici all’accettazione di un percorso condiviso e alla progressiva partecipazione ad altri servizi gratuiti dell’Associazione o del territorio. L’obiettivo? Creare un rapporto, uno ad uno, di fiducia ed empatia, favorendo proposte terapeutiche non farmacologiche, e stimolando risorse di carattere cognitivo, emotivo, sensoriale e motorio, diversificate a seconda del deficit del soggetto.L’Associazione Alzheimer Verona ODV ci è stata tracciata, nella sostanza e negli obiettivi, da Maria Grazia Ferrari, che ne è Presidente.
Come è nata la vostra realtà?
La nostra realtà di volontariato nasce nel 1998 in collegamento con la Federazione Nazionale Alzheimer Italia di Milano, dalla necessità di un gruppo di famiglie di aiutarsi vicendevolmente e di cercare insieme strategie per il benessere dei loro familiari ammalati. Io, come Presidente, sono una familiare e nel 2000 quando si è ammalata mia mamma, la malattia era ancora sconosciuta. È così che mi sono avvicinata all’Associazione per avere consigli e suggerimenti per migliorare la relazione di aiuto. Poi mi sono rimboccata le maniche e nel 2005 nacque anche il primo di 11 dvd formativi.
Qual è la mission dell’associazione?
La missione dell’Associazione è creare, attraverso la collaborazione di volontari e professionisti, un punto di riferimento gratuito per le famiglie di malati di Alzheimer e/o altra demenza, organizzare modelli sociali per una migliore politica assistenziale nella comunità veronese.Prima fondatrice di un “Centro socio-riabilitativo Alzheimer” a Verona (2002-2003), l’Associazione attualmente gestisce 17 Centri, di cui 13 su incarico dell’ULSS 9 Scaligera nell’ambito del Progetto Regionale Sollievo (DGR. N.1873/2013) per ospitare e socializzare gruppi di malati con attività ricreative, tecniche di stimolazione cognitiva e dare così sollievo dal carico assistenziale fisico e psicologico alle numerosissime famiglie che chiedono aiuto, prevenendo inoltre sintomi psicologici e comportamentali.
Su quale territorio operate?
L’Associazione è presente sul territorio di Verona e alcuni comuni della Provincia con i “Centri Sollievo” per anziani con decadimento cognitivo (Soave, Colognola ai Colli, Zevio, Nogara, Legnago, San Martino Buon Albergo, San Giovanni Lupatoto e Castel D’Azzano).
Avete in cantiere progetti di cui vorreste parlare in particolare?
I progetti sono lo strumento operativo per la realizzazione delle molteplici attività solidaristiche che, ideati e coordinati dall’ufficio organizzativo dell’Associazione, sono sostenuti da Enti pubblici o privati tramite la partecipazione a bandi o alla creazione di partnership di vario livello. Attualmente, stiamo cercando di implementare un’attività di assistenza psicologica a domicilio, un servizio gratuito e complementare a quelli che l’Associazione già offre. Si tratta di percorsi di sostegno individualizzato e specifico per la singola situazione, che prevedono la presenza di uno psicologo con l’eventuale partecipazione di altre figure professionali (ad esempio psicomotricisti, fisioterapisti, volontari formati, ecc.), in affiancamento a famiglie con anziano con decadimento cognitivo.
Mi racconti una “storia virtuosa” sorta grazie al contributo della vostra realtà?
A partire dal 1998, l’Associazione ha contribuito a diffondere un nuovo “modello socio-assistenziale gratuito di terapie non farmacologiche” al fine di migliorare la sensibilità delle Istituzioni Pubbliche sulla malattia e ad aiutare le famiglie in difficoltà, quali prima risorsa della società, fornendo loro i giusti strumenti per assistere i propri cari a domicilio. Il bisogno di inclusione sociale e il desiderio di voler contrastare la marginalizzazione degli anziani fragili hanno portato ad un’importante riflessione su come aiutare queste persone a non essere escluse dalle loro comunità.
A che conclusione siete giunti?
Partendo dai principi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della “Dementia Friendly Community”, si è pensato ad un’idea progettuale che, adeguata al contesto territoriale e al tipo di utenza, portasse a muovere primi, ma fondamentali passi verso la re-inclusione di gruppi di anziani malati all’interno del loro contesto di vita sociale. Lo strumento più efficace è stato offrire loro giornate di “normalità e serenità” per restituire quella dignità che una società, così spesso sorda ai bisogni e ai diritti di questi anziani, ha tolto. Nasce quindi nel 2017 il Centro “Piccolo Villaggio nel cuore di San Zeno” come nuovo centro innovativo pilota dove, al fianco di consuete attività di stimolazione cognitiva, possano essere programmate uscite nei quartieri finalizzati a contatti con la comunità, partecipando ad iniziative culturali, mostre o semplicemente andare in pasticceria per un caffè.
Di che tipo di supporto avete maggiore bisogno?
Il maggior supporto di cui abbiamo bisogno è quello economico per continuare a garantire tutti i servizi “gratuiti” che quotidianamente offriamo alle centinaia di famiglie e per sostenere le varie spese di gestione, come affitti, costi dei professionisti e dei due dipendenti dell’ufficio organizzativo ecc.
Cosa vi augurate dal futuro per la vostra realtà?
Aspiriamo a diffondere nella comunità il nostro modello solidale e gratuito, ideato al fine di promuovere la domiciliarità degli anziani, aiutare le famiglie con corsi di formazione sulla gestione della patologia, ridurre la marginalità sociale e ampliare la rete di Centri Sollievo per raggiungere il maggior numero di cittadini.
Stefania Tessari
(puntata numero undici)