Eros Mazzi uscì dalla sede dell’Hellas, sotto la curva sud, intorno a mezzogiorno e mezzo. Aveva la faccia dei giorni giusti, strzzò l’occhio. Vicino a lui c’era Settimio Aloisio, in quei giorni grande procuratore argentino che aveva in mano il destino di Gabriel Batistuta. “E’ fatta” confidò Eros Mazzi. “Batissuta (lo chiamava così, lui…) è nostro. Vieni a mangiare con noi?”.
Batistuta era un bomber di belle speranze, aveva stregato tutti l’anno prima al torneo di Viareggio e tutti garantivano per lui una grande carriera.
“E’ l’attaccante che serve al Verona” aggiunse Eros Mazzi. “Adesso vado a dirlo a Fascetti…”.
Non s’è mai capito bene che cosa successe, nel confronto tra la società e il vulcanico tecnico toscano. Il quale, giusto dirlo, sembrava non amare troppo i sudamericani, considerati un po’ “lavativi” e poco disposti a rispettare le regole di lavoro, piuttosto severe, che Fascetti, assieme al preparatore atletico Sassi, aveva impostato già allora. Fascetti ha sempre negato di aver rifiutato Batistuta, che, in ogni caso, non venne al Verona. La società gialloblù virò allora su un altro giovane, stavolta europeo, rumeno per l’esattezza: Florin Raducioiu. Il quale farà, più tardi, una grande carriera, ma che era troppo giovane per il campionato italiano. E perle speranze dell’Hellas, già alle prese con la precaria condizione fisica di Stojkovic, il colpaccio del mercato. Morale? Fu retrocessione in serie B. “Ah, se avessi avuto un goleador…” ha sempre detto Fascetti…