Volare-e, oh no… “Perchè il Catullo non apre più ?” “Volare, oh no; volare, no no no no...”. Parafrasando il capolavoro di Domenico Modugno, ecco la situazione del Catullo, sempre al centro del dibattito politico. La Lega torna all’attacco chiedendone l’immediata apertura. Replica: “E’ aperto”

Aeroporto Catullo sempre “caldo”. Ne ha parlato ieri l’on. Dal Moro, ma sull’argomento c’è da registrare anche l’intervenmto della Lega. “Il governo proceda al più presto alla riapertura dell’aeroporto di Verona-Villafranca “Valerio Catullo” chiuso ormai da diversi mesi a causa dell’emergenza sanitaria.
Lo scalo aeroportuale veronese si trova in una posizione decisiva: rappresenta un centro logistico sull’asse del Brennero e corridoio di comunicazione col Nord Europa estremamente importante per il tessuto economico non solo del Veneto ma anche del Trentino Alto-Adige.
Non solo, è anche uno scalo a servizio del Paese ed è strategico per la mobilità dei cittadini di tutte le aree interessate. La sua chiusura sta comportando conseguenze pesanti per il turismo soprattutto in questo periodo di inizio stagione estiva. Abbiamo quindi presentato un’interrogazione parlamentare al ministro De Micheli affinché riattivi immediatamente il Catullo in modo da tutelare il territorio veneto e quello trentino penalizzati da questa prolungata chiusura rispetto a altri scali già operativi”.
Così i deputati trentini della Lega: Vanessa Cattoi, Diego Binelli, Martina Loss e Mauro Sutto.
A loro si è aggiunto l’on. Paternoster. “Neanche la rimozione degli aeroporti veneti dall’elenco degli scali giudicati in territori a rischio Covid-19 è bastato per riaprire, a pieno regime, il Catullo di Verona. Questo blocco a oltranza sta avendo impatti negativi sul turismo, non solo veronese, sull’economia territoriale, sul sistema dei distretti, rischia di scatenare la fuga dei vettori e nega anche servizi ai cittadini. Dobbiamo supporre che il ministero, nell’ultimo decreto, abbia dimenticato Verona, preferendo la riapertura di aeroporti decisamente minori oppure è il socio privato che non ha presentato richiesta di apertura (e intanto annuncia nuovi voli su Venezia)? In entrambi i casi si tratterebbe di gravi omissioni che devono essere chiarite alle categorie produttive e alla comunità.
Visto che da parte di chi di dovere non pare esserci il giusto interessamento, ci stiamo attivando affinché si arrivi quanto prima alla riapertura a pieno regime. Non c’è più tempo”, ha concluso il parlamentare veronese.

E la voce del Catullo? Eccola, affidata a una nota. “Con riferimento all’interrogazione presentata al Ministro dei Trasporti da alcuni deputati trentini della Lega in merito all’apertura dell’aeroporto di Verona, la Società Catullo dichiara quanto segue.
Come già sottolineato nei giorni scorsi, pur non rientrando fino al 14 giugno nell’elenco degli aeroporti aperti al traffico commerciale, lo scalo veronese, su autorizzazione di ENAC, può comunque operare per voli passeggeri sulla base di richieste pervenute da compagnie aeree”, vi si legge.
“Così è infatti accaduto in questi giorni con due voli da e per Chisinau effettuati da FlyOne e un volo da Tenerife di Neos.
Lo ripetiamo, l’aeroporto è a tutti gli effetti operativo, la chiusura permane solo in assenza di voli, con il ragionevole obiettivo di non sprecare immotivatamente risorse.
Nel frattempo, con gradualità, la programmazione voli dell’aeroporto si sta rimettendo in moto. Il 18 giugno è prevista la ripartenza di Volotea ed Air Dolomiti, pochi giorni dopo quella di Wizzair, Transavia e Ryanair”.
In sostanza, dal Catullo si ripropone il concetto già espresso più volte dal presidente Arena. “Finchè non ci sarà una vera ripartenza, sarebbe sciocco sprecare risorse a fronte di una domanda per ora esigua”. La polemica è tuttavia destinata a proseguire. A chi la prossima mossa?