Violenza contro gli operatori sanitari Le aggressioni sono aumentate del 38% negli ultimi 5 anni. Le donne i maggiori bersagli

La violenza contro gli operatori sanitari non si combatte da soli ma si contiene solo con l’impegno di una rete di soggetti. Una disponibilità dimostrata in sala Marani, per l’incontro organizzato dall’Uoc Ginecologia B, diretta dal dottor Valentino Bergamini, e dal dottor Stefano Scarperi che ha riunito tutte le istituzioni impegnate nella tutela.
La rete che a Verona è attiva nel contrasto ieri sera è stata rappresentata da Questura, Comando provinciale Carabinieri, Procura, Ordine dei medici e parlamentari. Erano presenti: Girolamo Lacquaniti, vicario del Questore; colonnello Francesco Novi, comandante provinciale Carabinieri Verona; Raffaele Tito, procuratore capo di Verona; Ciro Maschio, presidente della commissione Giustizia della Camera; Maddalena Morgante, commissione Affari Sociali e Sanità della Camera; Alfredo Guglielmi, presidente Ordine dei medici.
Ad aprire l’incontro sono stati il direttore generale Aoui Callisto Marco Bravi e il rettore Pier Francesco Nocini. Nel confronto sono intervenuti anche l’avvocato Francesca Pellicini, l’ispettore Andrea Erculiani. Tra i presenti con Ciro Paolillo direttore del Pronto soccorso, Vincezo di Francesco direttore Geriatria e presidente della Consulta primari, anche Elena Vecchioni, presidente Federfarma Verona.
Il dottor Scarperi ha ricordato i dati dell’Osservatorio nazionale sicurezza del ministero della Salute. In Italia, le aggressioni contro i professionisti sanitari sono aumentate del 38% negli ultimi cinque anni. I luoghi di lavoro come Pronto soccorso, reparti critici, sale parto, guardie mediche, 118 e le strutture con pazienti psichiatrici non sono più ambienti sicuri per gli operatori ed in particolare per le operatrici sanitarie. Le donne risultano particolarmente colpite, con un incremento del 40% delle aggressioni negli ultimi tre anni, complessivamente il 72% delle vittime di violenza nel settore sanitario è di sesso femminile. Attualmente, il 42% dei professionisti sanitari italiani riferisce di essere stato vittima di almeno un episodio di violenza, sia fisica o psicologica.
Anche negli ospedali Aoui sono le donne ad essere i maggiori bersagli, soprattutto infermiere e Oss, mentre gli aggressori sono quasi sempre maschi. Nel 33% dei casi gli aggressori sono in stato di instabilità mentale o sotto l’effetto di alcool o droghe. Il 90% delle segnalazioni riguarda aggressioni verbali (tono di voce alterato, litigio, minacce) e verso cose (calci alle porte, rottura di apparecchiature).
Le misure di sicurezza in Aoui. Nuove misure in via di attuazione sono i corsi di difesa personale e nuova tecnologia con la valutazione di sistemi avanzati di videosorveglianza con monitoraggio in tempo reale. Molti sono le attività già in essere da tempo: videosorveglianza: telecamere già installate nei punti critici, corsi di formazione per gestire situazioni critiche, assistenza legale e supporto psicologico ai dipendenti colpiti da aggressione, postazione di Polizia al Pronto soccorso di Borgo Trento, vigilanza privata pomeridiana e notturna, Protocollo firmato in Prefettura.