Per fare un buon vino, è sufficiente l’uva migliore? No, servono altri tre “elementi” fondamentali: mani, occhi, cuore. Le mani che mostrano la saggezza del “saper fare”. Gli occhi che sanno ammirare il contesto in cui si opera, lasciandosi ispirare da questo. E il cuore, in grado di trasformare un semplice “lavoro” in una “missione”.
È questa la convinzione di Andrea Lavagnoli, titolare di Cantina Lavagnoli, incastonata in una valle veronese “intima come un salotto”, la Valsquaranto, a Pigozzo, precisamente.
Come è nata Cantina Lavagnoli?
La nostra è la storia di una famiglia di agricoltori che, da generazioni, svolge la propria attività nella frazione di Pigozzo, nel comune di Verona, in Valsquaranto. Le origini sono molto umili. Si è partiti, infatti, da un contesto di mezzadria, per arrivare, solo alla fine degli anni ‘90, all’acquisto da parte di Papà Carlo e Mamma Miriam dei primi terreni di proprietà. Nel frattempo, l’azienda si è trasformata dalla classica azienda agricola, con produzione di uva, olive, ciliegie, albicocche, cereali ed una piccola stalla ad una azienda prevalentemente viticola e olivicola.
Quando è entrato in azienda?
Nel 2004, terminata la scuola, sono entrato in azienda con i miei genitori. Sono bastati pochi anni per capire che la nostra storia di agricoltori, unita alla mia passione per il vino, avrebbero potuto portarci a quella che, per un viticoltore, è la chiusura del cerchio: passare da conferire ad altri le uve a vinificarle in autonomia.
Quando avete prodotto i primi vini?
Il nostro primo vino è stato prodotto nel 2015, annata di grazia per la Valpolicella, ma, purtroppo, non per noi. La nostra piccola valle, infatti, venne colpita, il 19 maggio, da due terribili grandinate nella stessa sera. Il danno è stato gravissimo. Abbiamo stimato una perdita dell’80% di prodotto. Forse proprio questa battuta d’arresto ci ha dato la forza e la determinazione per continuare a credere nel nostro progetto. Per questa ragione, possiamo dire che, nonostante tutto, l’annata 2015 è stata memorabile anche per noi.
Cosa è possibile trovare nei vostri vini?
Il nostro lavoro è finalizzato a produrre vini fini ed eleganti, gradevoli e, allo stesso tempo, complessi. Mi piace, però, pensare che nel bicchiere si possano trovare anche il frutto delle nostre radici contadine e l’amore per il nostro paesino dove viviamo e lavoriamo.
Mi descriverebbe il vino maggiormente rappresentativo della vostra azienda?
Se devo pensare ad un vino particolarmente rappresentativo, penso al nostro Ripasso Superiore DOC, un’interpretazione di questo vino che mi piace descrivere come “generosa”. Le uve rigorosamente raccolte a mano effettuano almeno un mese di riposo in cassetta prima della pigiatura, e, in seguito alla seconda fermentazione sulle bucce bagnate dell’Amarone, un anno di affinamento in tonneaux di rovere francese. Un vino elegante e strutturato che ci ha sempre dato grandi soddisfazioni.
Quali sono gli elementi che vi contraddistinguono?
Per noi un valore aggiunto è quello di riuscire ad avere sotto controllo tutti i passaggi della produzione, dalla potatura invernale delle vigne, alla gestione del vigneto, passando per la selezione delle uve, fino all’imbottigliamento del vino.
Cosa vi augurate dal futuro?
Nel futuro vogliamo crescere nella produzione, senza però snaturarci o cedere a compromessi.
Tre parole per descrivere la filosofia dell’azienda?
Caparbietà, passione e continuità.
Stefania Tessari