«I dazi introdotti nelle scorse ore da Trump rappresentano un colpo duro per il nostro export, colpendo in modo particolare comparti strategici del Veneto, eccellenze riconosciute in tutto il mondo. Serve una risposta concreta e possibilmente coordinata a livello europeo, evitando reazioni impulsive ma agendo con la necessaria fermezza per tutelare lavoro, impresa e competitività. L’Italia deve far valere la propria voce con autorevolezza, facendosi capofila all’interno di un’Europa che auspico possa muoversi unita, in una battaglia estremamente delicata. Il Veneto è pronto a fare la sua parte, sostenendo i comparti più esposti – dal manifatturiero all’agroindustria, fino al mercato enologico – che oggi più che mai hanno bisogno di certezze, strumenti e interlocuzioni rapide. È fondamentale difendere la nostra economia reale, rafforzando il dialogo con gli Stati Uniti, ma anche lavorando per diversificare l’export, puntando su nuovi mercati e nuove rotte commerciali», dichiara il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, commentando l’introduzione dei dazi da parte dell’amministrazione statunitense. «Un primo banco di prova sarà Vinitaly, la prima grande platea internazionale dopo l’annuncio di Washington, con 3.000 operatori attesi e 120 top buyer statunitensi selezionati. Sarà l’occasione per dialogare direttamente con il mercato, stringere accordi e valutare l’impatto delle misure, ma anche per cominciare a costruire risposte concrete e pragmatiche. È il momento di aprire nuovi scenari: diversificare oggi significa proteggere domani, affrontare la congiuntura globale con una visione che non si lasci schiacciare dagli eventi», prosegue Zaia. «Il Veneto arriva a questo appuntamento con numeri solidi: un settore che vale quasi 3 miliardi solo per quanto riguarda l’export, con 9.569 aziende di grandi dimensioni e 12.797 imprese riunite in cantine sociali. Nel 2024 la produzione ha raggiunto quasi 10,7 milioni di ettolitri, con una crescita del 9,7% sull’anno precedente. Gli Stati Uniti restano il nostro primo mercato estero: oltre 593 milioni di euro di vino veneto venduto nel 2024. I dazi non possono lasciarci immobili. Devono invece rappresentare un punto di svolta per rinnovare con decisione le nostre politiche di export. È necessario ampliare la presenza del nostro sistema produttivo su mercati alternativi, emergenti o consolidati, che offrano stabilità e margini di crescita. Ma al tempo stesso va rafforzato, al quale ben sta lavorando anche il Governo, un canale di dialogo diretto e costruttivo con gli Stati Uniti: non si può accettare che eccellenze riconosciute a livello globale vengano penalizzate da logiche protezionistiche. Non servono rotture, ma chiarezza e fermezza. Difendere il nostro export significa difendere lavoro, impresa e identità produttiva. E il Veneto, come sempre, è pronto a fare la sua parte con concretezza e visione».
Pensare alle alternative e fare squadra. Coldiretti incontra l’economista Daniele Fornari nell’epoca dell’imprevedibilità
All’indomani dell’annuncio sui dazi del presidente Donald Trump, Coldiretti ha incontrato l’economista Daniele Fornari, docente di Marketing all’Università Cattolica di Piacenza e Direttore di Rem-Lab, per interrogarlo sulle sfide commerciali che attendono il comparto produttivo. “L’unica certezza al giorno d’oggi è l’incertezza – ha esordito l’esperto alla platea composta da dirigenti e funzionari dell’Organizzazione agricola riunita nella sede del Consorzio Agrario del Nordest. “Siamo passati dall’epoca «degli orologi» in cui tutto era sincronizzato e prevedibile – ha detto – a quello «delle nuvole» dove tutto è incerto. Basti pensare che negli ultimi cinque anni si sono verificate enormi situazioni di discontinuità che hanno fortemente condizionato i paradigmi sociali, culturali ed economici mondiali: dalla pandemia alla rivoluzione digitale, dall’innalzamento dell’inflazione ai conflitti, dal cambiamento climatico a quello demografico, dall’intelligenza artificiale fino alla novità dei dazi americani”. “È innegabile che i dazi porteranno a un periodo di crisi generale, – ha spiegato Fornari – basti pensare che la Banca Nazionale ha appena rivisto al ribasso la previsione di crescita del PIL portandolo da un già misero 0,7% allo 0,2%, ma dobbiamo riuscire a fare un cambiamento di mentalità che trasformi la minaccia in opportunità”. “La prima sfida che dobbiamo superare è di tipo culturale – ha spiegato Fornari – perché dobbiamo innanzi tutto prendere consapevolezza del cambiamento radicale in atto. Questa rivoluzione sociale impone un cambio di comportamento anche nelle strategie commerciali da parte delle imprese che si devono adattare al nuovo ordine creando maggiori sinergie e cooperazione. È necessario cominciare a pensare a delle alternative anche per reagire in modo intelligente alla politica delle guerre commerciali”. “Le esportazioni di prodotti italiani rappresentano il 40% del PIL nazionale ed è quindi comprensibile la preoccupazione delle nostre imprese, – ha concluso Fornari – ma il fatto che il valore dell’export sia aumentato da 28 miliardi di euro nel 2015 a 70 miliardi nel 2024, ci dice molto della capacità tutta italiana di performare e di adattarsi ai cambiamenti. È necessario però unire le forze. Se il fuoriclasse Maradona non avesse avuto i compagni di squadra che gli passavano la palla non avrebbe mai fatto goal”. Nel suo intervento di chiusura, il presidente di Coldiretti Verona Alex Vantini ha approfondito il tema più caldo del giorno sottolineando che “l’innalzamento dei dazi americani provocherà sicuramente una frenata al nostro export e darà purtroppo nuova spinta al fenomeno dell’italian sounding che già oggi vale 120 miliardi di euro”. Per Paolo Borchia, capo delegazione della Lega al Parlamento Europeo “Anziché pensare a ritorsioni, vendette o guerre commerciali che non porterebbero alcun beneficio o risultato concreto, l’Europa inizi a cancellare vincoli, divieti, regolamenti, Green deal e tutte le ecofollie che ha portato avanti in questi anni. E tutti quelli che oggi si dicono preoccupati, dov’erano quando in Ue veniva approvato il Green Deal che ha messo in ginocchio intere categorie? Ora è prioritario tutelare l’interesse nazionale, e da tempo le imprese italiane ed europee cercano risposte da Bruxelles, che ha sempre ignorato le loro grida d’allarme per l’estremismo della sinistra e del green a ogni costo di questa Commissione europea. Prima di imbarcarsi in spericolate crociate contro gli Usa, l’Ue inizi a togliere burocrazia, limiti e imposizioni che stanno soffocando aziende, lavoratori e famiglie”.