Immaginate di trovarvi di fronte la valle di Mezzane. Una leggera brezza vi accarezza e in mano avete un bicchiere di vino. Lo avvicinate per assaggiarne il contenuto e… “un’esplosione di frutta arriva al naso sotto diverse forme: fresca e succosa nei vini giovani, matura e speziata nei vini più riposati fondendosi con le note leggermente tostate dei legni: ecco cosa è possibile trovare nei nostri vini”.
Una descrizione che affascina e conquista, quella contenuta nelle parole di Matteo Provolo, quarta generazione ed enologo dell’azienda agricola Provolo di Mezzane di Sotto. Ne è stata percorsa di strada, da quando il bisnonno di Matteo ha iniziato a produrre i primi vini
dell’azienda in bottiglia…
Com’è nata l’azienda agricola Provolo?
Grazie al mio bisnonno Guglielmo, nel 1927: dopo aver servito il proprio paese, ha acquistato un terreno e vi si è stabilito con la moglie. Credo sia importante fare riferimento alla data di inizio della produzione di vino: ci sono aziende fondate 80 anni fa il cui primo litro di vino è stato prodotto l’anno scorso… Qui in azienda abbiamo bottiglie storiche prodotte dal bisnonno a partire dagli anni 39;40. Con il nonno Luigino, poi, la proprietà è stata ampliata in termini di superficie vitata e cantina.
E poi?
Il mercato del vino è cambiato: dalle vendite in damigiana, si è passati ad un target diverso. L’autore principale di questo passaggio è stato mio padre Marco, che si è dedicato alla cantina fin da giovanissimo. E così sono giunti i primi premi in concorsi enologici dell’epoca. Ha iniziato a viaggiare per il mondo. Oggi ci siamo anche io e mia sorella Alessia, che auspichiamo di portare avanti con professionalità il lavoro fatto negli anni.
Cosa è possibile trovare nei vini Provolo?
Vorrei rispondere in maniera un po’ trasversale a questa domanda. C’è sempre stato il dibattito tra agronomi ed enologi su di chi fosse il merito circa la qualità del vino, e ognuno tirava l’acqua al proprio mulino. A mio avviso la materia prima è fondamentale: uve ricche di sostanze aromatiche, tannini, zuccheri… ecco cosa è possibile trovare nei nostri vini. Ed è probabilmente per questa attenzione ai dettagli che ci siamo certificati BIO.
Quali elementi vi contraddistinguono?
A nostro avviso la qualità, termine intangibile forse un po’ abusato, è avere una visione d’insieme,
ed il biologico per noi è questa visione d’insieme, genuinità e cura dei dettagli. Abbiamo iniziato nel 2015 la conversione, ma in realtà come metodica di lavoro è portata avanti da tempo: la corretta nutrizione organica dei suoli, la lotta integrata agli insetti, la frammentazione del paesaggio, i vigneti intervallati da siepi e altre piante spontanee”
Progetti per il futuro? Qual è il vostro vino più rappresentativo?
È il nostro Valpolicella Ripasso; Campotorbian;, prodotto a partire dagli anni ‘90. È il vino immagine dell’azienda che ha saputo far crescere e conoscere l’azienda nel mondo. Viene prodotto con la classica tecnica della rifermentazione del Valpolicella sulle bucce dell’Amarone e viene invecchiato per 3 anni in botti di rovere. È il vino che forse meglio fonde tradizione e avanguardia tecnologica dei nostri processi produttivi”.