Si è tenuta presso il Teatro Sociale di Villa Bartolomea l’Assemblea generale della Fiom Cgil di Verona che è stata aperta dal referente per il Basso veronese della Fiom provinciale Paolo Olivati che ha introdotto e moderato la giornata di lavori e da Luca Pradella che ha portato, in veste di consigliere, i saluti di tutta l’amministrazione comunale. Giacomo Segantini, presidente dell’Anpi Legnago e Basso Veronese, è intervenuto subito dopo per ricordare l’importante collaborazione fra Fiom e Anpi nel territorio e nelle aziende. I lavori sono iniziati con la relazione introduttiva di Martino Braccioforte, Segretario Generale Fiom Cgil Verona, che ha parlato della situazione economico sindacale nazionale e provinciale, soprattutto in relazione allo stato della trattativa relativa al CCNL metalmeccanico Federmeccanica/Assistal e alla presentazione del CCNL relativo a Unionmeccanica/Confapi. Dopo il segretario generale è stato il momento dei due interventi seminariali della giornata relativi al salario. Il primo a prendere la parola è stato il prof. Andrea Caracausi, Direttore del Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità e Professore Ordinario di Storia Economica presso l’Università degli Studi di Padova con la sua breve lectio magistralis dal titolo “Il giusto salario”, un concetto che ha radici profonde. A seguire Matteo Gaddi del Centro Studi FIOM ha presentato i risultati della ricerca sullo stato dei “Salari e profitti nella metalmeccanica veronese” in cui sono stati messi in evidenza alcuni aspetti specifici delle realtà metalmeccaniche venete e veronesi: le imprese metalmeccaniche venete nel 2023 hanno realizzato 3,831 miliardi di euro di utili netti nel 2023, si tratta di un risultato enorme, che segna una crescita di quasi l’80% rispetto al 2019 (anno pre-Covid); anche le imprese metalmeccaniche veronesi sono andate molto bene dal punto di vista dei profitti: nel 2023 hanno registrato quasi 607 milioni di utili netti. Al contrario i salari hanno visto una crescita molto più moderata: a livello regionale i costi del personale sono aumentati complessivamente del 20% circa, mentre a Verona di meno del 18%. Il Valore Aggiunto prodotto, grazie al lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori veneti e veronesi è stato così sempre più assorbito dai profitti, piuttosto che dai salari che, invece, non sono cresciuti. Qualche esempio di imprese con utili record: Piva Group: 18.171.000 euro; Aermec: 23.764.000 euro; Pedrollo: 8.347.000 e Franke: 27.776.000. “Abbiamo analizzato i bilanci delle imprese metalmeccaniche che hanno sede legale a Verona e in Veneto per capire se l’andamento dei salari e dei profitti era analogo al campione che abbiamo analizzato a livello nazionale e possiamo dire che anche nel caso di Verona abbiamo registrato negli ultimi quattro anni una crescita impressionante dei profitti delle aziende e, al contrario, una crescita molto più modesta dei salari. Nel 2023 le imprese metalmeccaniche di Verona, hanno realizzato oltre 600 milioni di utile netto con una crescita rispetto al 2019 di oltre il 77%, mentre invece i salari sono cresciuti solamente del 17%. Questo ovviamente si è riflesso in una distribuzione del Valore Aggiunto creato molto più favorevole verso i profitti che non nei salari perché mentre nella parte di valore aggiunto che è andato ai profitti è cresciuta dell’8%, quella che è andata ai salari si è ridotta di 8%. In sintesi, ben il 70% del nuovo Valore Aggiunto creato tra il 2019 e il 2023 è stato assorbito tutto dai profitti. Quindi, i profitti realizzati dalle imprese Veronesi sono molto significativi e dimostrano, insieme alle altre analisi fatte a livello sia regionale che nazionale, che i margini per degli incrementi salariali, come quelli che sono stati chiesti di 280 euro nel nuovo contratto nazionale, sono ampiamente assorbibili dai bilanci delle imprese metalmeccaniche.” ha concluso Matteo Gaddi.