Viaggio nel paese senza coronavirus. Un caso da analizzare, una nuova tecnica Nel pavese c’è una comunità di oltre 1000 abitanti finora senza alcun contagio

Nella regione italiana in cui si registra il maggior numero di contagiati e di vittime a causa della pandemia (ii positivi sono diventati 41.007, 1.592 in più del giorno precedente e i morti 6.360, con un aumento di 416 in 24 ore), c’è una felice eccezione: un paese che non sa neppure che cosa sia il coronavirus.
Si tratta di Ferrera Erbognone, piccolo centro in provincia di Pavia che conta poco più di 1.000 abitanti e che sta per diventare un caso da sottoporre all’analisi scientifica degli esperti, per verificare se nel sangue dei residenti di questa fetta di territorio lombardo vi siano anticorpi in grado di contrastare efficacemente la malattia. “Riteniamo utile un approfondimento – spiega il sindaco Giovanni Fassina, che oltre ad amministrare il Comune è un medico legale – e questo lavoro potrebbe validare una metodica”. Perciò, in accordo con l’istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Mondino, di Pavia, è stato steso un progetto scientifico che parte dalla raccolta e dalla mappatura di campioni di sangue dei cittadini, da effettuarsi con un semplice prelievo.
“Abbiamo chiesto alla cittadinanza di cominciare a prenotarsi per sapere quante persone fossero interessate a partecipare – aggiunge il primo cittadino – e in una sola mattinata abbiamo avuto oltre 150 prenotazioni, alcune anche da intere famiglie. L’obiettivo di 1.000 campioni perché lo studio potesse avere una validità scientifica e statistica, quindi, è raggiungibile”.
Il progetto approvato e finanziato dall’amministrazione comunale di Ferrera Erbognone è in attesa del via libera della Regione.
E il sindaco Fassina, in attesa di conoscere se la comunità che amministra è geneticamente particolare, si dice convinto di un’altra peculiarità dei suoi concittadini: “Il nostro 0 casi avrebbe comunque una spiegazione: la nostra popolazione è stata estremamente ligia nel rispettare le ordinanze a tutela della salute pubblica”.
In ogni caso Ferrera Erbognone potrebbe essere un laboratorio interessante e utile nella lotta al virus. Per questo è stata richiesta una consulenza indipendente alla Fondazione Mondino di Pavia per “l’analisi tecnico-scientifica dei risultati dello screening condotto da un laboratorio esterno idoneo all’impiego della metodica per la determinazione di anticorpi anti-Sars-Cov-2” spiegano dall’istituto pavese in una nota. Gli anticorpi segnalano l’avvenuto contatto dell’organismo col virus. “Tale iniziativa – sottolinea però il Mondino – non può assumere alcun significato diagnostico o prognostico, onde evitare di generare falsi miti e infondate aspettative nella popolazione”

 

Nuova tecnica

Il plasma iperimmune dei pazienti guariti dal Covid-19, usato per trattare i malati. È la tecnica al centro della sperimentazione avviata al Policlinico San Matteo di Pavia, con il via libera dell’Istituto superiore di Sanità, dal dottor Cesare Perotti, direttore del servizio di Immunoematologia e medicina trasfusionale.

Si tratta, come racconta il dottore di “una procedura già collaudata, ma è la tecnologia a essere nuova”. Il plasma, infatti, era già stato usato per la Sars e l’Ebola, “con risultati incoraggianti”, ma ora “abbiamo separatori cellulari in grado di separare il plasma dal sangue in modo più efficiente rispetto al passato”.

La terapia in via di sperimentazione non avrebbe nemmeno effetti collaterali: “Il plasma infuso non può presentare rischi, essendo analizzato secondo le indicazioni, molto stringenti, del Centro nazionale sangue”. Per il momento, però, i dati sull’uso del plasma iperimmune sono pochi e arrivano da segnalazioni di casi clinici. Ma, aggiunge il dottor Perotti, “l’analisi mostra che la somministrazione di plasma proveniente da pazienti immunizzati possa essere applicata in maniera sicura, registrando una riduzione della degenza ospedaliera e soprattutto minor mortalità con una risposta positiva nella maggior parte dei casi entro due giorni”.