Sull’autonomia Roma è inadempiente. Lo è stata quand’era in carica il governo Gentiloni, lo è stata col Conte-uno e lo è in questa fase anche col Conte-due. È inadempiente perché non ha mai fatto una controproposta al progetto veneto». Due anni dopo il referendum col quale 2 milioni 300 mila veneti hanno votato a favore dell’autonomia regionale, il governatore leghista Luca Zaia ha voluto fare il punto della situazione. E, di fronte ai cronisti a Palazzo Balbi, ha parlato chiaro. «Siamo fermi sulla nostra posizione» ha tenuto a sottolineare. «Qualcuno potrebbe dire “scendiamo in piazza”, qualcun altro “facciamo lo sciopero della fame”, qualcuno altro ancora potrebbe spingersi un po’ più avanti. Io so che la via corretta è quella della legalità, e io devo garantire ai veneti che si va fino in fondo al confronto, e anche allo scontro, civile, se serve, ma io voglio vedere le carte su Roma». A gettare le basi che hanno portato alla consultazione popolare del 22 ottobre 2017 era stato qualche anno fa il consigliere regionale Stefano Valdegamberi, partito da posizioni indipendentiste.
Zaia ha ricordato l’iter: «A giugno 2014 abbiamo presentato due proposte referendarie: una sull’autonomia e una sull’indipendenza. Sono state impugnate tutte e due ed è stata bocciata quella sull’indipendenza. Le alternative ora sono due: una è la via veneta per cui rispetti la legge, l’altra la via catalana per cui ti butti in strada. Nel 2014» ha continuato Zaia «ho votato entrambe le proposte, ma fino a quando la Catalogna non avrà l’indipendenza non potremo dire che sarà possibile. In ogni caso ho il massimo rispetto per le idee di tutti ed esprimo la mia solidarietà a tutti i ragazzi che sono per strada per la democrazia». Infine il “Doge” ha lanciato un monito: «Se il governo non vuole trattare, noi continueremo sul piano della battaglia legale. Prenderemo ogni singola materia delle 23 previste e faremo per ognuna di esse delle sedute fiume in Consiglio regionale per approvarle. Poi immagino che il governo le impugnerà e quindi andremo in Corte Costituzione, legge per legge». Nel frattempo da Roma arrivano segnali, gli ennesimi, molto poco incoraggianti. «Oggi» ha dichiarato la grillina Carla Ruocco, presidente della Commissione Finanze alla Camera «entra nel vivo l’operazione verità sull’autonomia differenziata, da me fortemente voluta (l’operazione verità, non l’autonomia, si capisce, ndr), con l’audizione del presidente della Commissione tecnica per i fabbisogni standard, Giampaolo Arachi. È finalmente arrivato il momento di dare delle risposte alle domande scomode: la destinazione finale degli investimenti ordinari, l’esclusione di servizi pubblici dai fabbisogni standard del Sud Italia, la ripartizione dei fondi di solidarietà ai Comuni, il numero degli organici dei dipendenti pubblici in rapporto agli abitanti nelle varie regioni. Questo» ha concluso la napoletana Ruocco «è un lavoro necessario per rovesciare le tante fake news che alimentano l’attuale dibattito sull’autonomia. Lavoreremo d’intesa col ministro agli Affari regionali Francesco Boccia (Pd), andando oltre la propaganda elettorale, fissando dei punti fermi e definendo i criteri cardine dell’autonomia. I dettami costituzionali vanno rispettati!». Traduciamo: la pratica è già morta e sepolta.