Via Mameli: filobus “cavallo di Troia” per il traforo

Dagli anni ’80 ad oggi, si sono susseguiti costosi progetti per la realizzazione di varie infrastrutture viabilistiche, quali la Mediana della seconda metà degli anni ‘80, che avrebbe dovuto attraversare il Parco dell’Adige, la Strada di Gronda a completamento del nastro tangenziale nord-ovest-sud, che avrebbe tagliato le aree a ridosso del fiume in zona Chievo, il traforo, o meglio, i trafori della collina, la tramvia ed ora il filobus.
Per molti cittadini il sistema filobus assomiglia a quello della tramvia, niente di più errato. Un sistema di tramvia elettrica avrebbe ridotto considerevolmente il trasporto privato a motore, liberando le attuali arterie da una buona parte del traffico. Da sottolineare che la capacità del filobus non garantisce la stessa portata di passeggeri della tramvia, pur avendo bisogno, come la tramvia, delle corsie preferenziali ed esclusive. Caratteristica che non permette al filobus di sostituirsi al trasporto privato a motore.
Inoltre, su arterie molto trafficate, come via Mameli, si dovranno ricavare, per ogni direzione di marcia, gli spazi necessari per le corsie preferenziali che restringeranno considerevolmente l’arteria. Per ovviare a tale inconveniente si renderà indispensabile la costruzione, dove possibile, di strade parallele e/o alternative.
Il sistema dei filobus, non potendo ridurre sostanzialmente l’uso delle automobili private, temo sia il classico “cavallo di Troia” per la costruzione di altre infrastrutture viabilistiche, che potrebbero modificare l’intero assetto della mobilità cittadina. Per esempio il traforo della collina che diventerebbe una parallela di via Mameli.

Giorgio Massignan