Non che lui ne avesse bisogno, sia chiaro. Vinicio Verza, la tecnica non aveva bisogno di impararla, “…ma il Trap ti faceva stare lì per ore a palleggiare”. Lui, assieme a Cabrini, Gentile, non proprio “giocatorini”.
“Il calcio era quello, ai miei tempi si faceva poca atletica, ma sapevi giocare”.
Oddio, è il primo a sapere che “…è cambiato il mondo, figurati il calcio”.
“Una volta – osserva – tu vivevi per la gente, perchè è il tifoso che ha creato noi giocatori e ogni occasione era buona per stare in compagnia. Magari ci bevevi pure lo spritz. Oggi, è tutto diverso. Ricordo qualche anno fa, un calcio club a Malo, mi avevano invitato, c’era anche Baggio. Tutti i tifosi lontanissimi, un incaricato che girava a distribuire le cartoline di Roby, già autografate. Ma è la società che vuole così… E così ti perdi una delle cose piùbelle, il contatto con la gente…”.
L’ultimo pensiero, per i genitori. “Lasciate che i bambini giochino e si divertano, non chiedete a loro di diventare a tutti i costi un campione, lasciateli liberi. Si può essere sportivi normali, conta essere soprattutto persone per bene”.