Veronafiere scatena i mal di pancia Il 5 maggio l’assemblea dei soci formalizzerà la nomina di Federico Bricolo come presidente e quella di Barbara Ferro come nuovo amministratore delegato. Ma il Pd non ci sta e prende le distanze da Tommasi, sindaco-mediatore

Bricolo in Fiera, strappo del Pd. “Non mettiamo in dubbio il ruolo del sindaco Tommasi, ma la nostra base non capisce”

Il 5 maggio, data densa di riferimenti storici e napoleonici, il presidente della Fiera Federico Bricolo resterà sull’altare e non tornerà nella polvere, per dirla con Manzoni. Ma i retroscena politici potrebbero riservare enormi e clamorose sorprese perché, sempre prendendo a prestito il Manzoni, se uno il coraggio non ce l’ha non è che solo può comperare.
Ed era un atto di coraggio quello che i partiti del centrosinistra che sostengono il sindaco chiedevano a Damiano Tommasi: gli chiedevano un gesto forte, di rottura, perché non è possibile, sostengono, che una amministrazione di centrosinistra continui a confermare presidenti di centrodestra, ancorché bravi, meritevoli, affiancati da amministratori delegati del Pd come in questo caso la manager e docente di Economia Barbara Ferro. Per esempio, dopo che avevano sparato ad alzo zero contro questa ipotesi di riconferma, caldeggiata da Fondazione Cariverona, sia Sinistra Italiana che Traguardi (già ai primi di marzo), l’esecutivo provinciale del Pd, allargato ai consiglieri comunali, assessori e segretari dei circoli della città per discutere della posizione da tenere per il cda della Fiera era stato molto chiaro con il segretario provinciale Bonfante. Il quale scriveva quache giorno fa al sindaco Tommasi che se fosse stato trovato un accordo per Bricolo il Pd si sarebbe dissociato.
Concordiamo sul tuo tentativo di trovare una soluzione il più possibile unitaria, scriveva il segretario Pd a Tommasi, ne comprendiamo e ne condividiamo le ragioni.
Nel contempo riteniamo che una presidenza (ulteriore e ben più rilevante sul piano mediatico) a un noto esponente politico della Lega Salvini Premier, non sarebbe compresa da gran parte dell’elettorato del centrosinistra, era l’aggiunta del segretario Pd.
Dalle analisi del comitato Pd emergeva inoltre che nel merito, “come dalle analisi che ti sono state consegnate, gli anni di guida della fiera da parte del centrodestra, inclusi gli ultimi tre, sono stati deludenti, al punto di far temere che nel giro di qualche anno, la nostra Fiera possa fare la fine di altri Enti e Società di cui Verona andava orgogliosa”.

Così il centrosinistra resta perplesso. Gli alleati di Tommasi hanno già storto il naso per gli accordi su Pasini e Mantovanelli

Poi l’affondo: “Nel caso che tu consideri indispensabile procedere alla conferma dell’attuale Presidente, noi dovremo assumere pubblicamente una posizione diversa, pur nel pieno rispetto delle tue competenze e senza minimamente mettere in dubbio il tuo ruolo”. Una presa di distanza per certi versi clamorosa, un vero e proprio strappo politico.
Ma che arriva al termine di una serie di nomine che hanno lasciato perplessi gli alleati di centrosinistra scatenando molti mal di pancia. Per esempio l’accordo per la Provincia ha portato alla presidenza Flavio Pasini, di centrodestra, ad Acque Veronesi è stato riconfermato Mantovanelli, leghista, ora in Fiera la riconferma dell’altro leghista Bricolo. Insomma, dicono i partiti che governano il Comune, se nemmeno quando governa il centrosinistra si riesce a cambiare la guida degli enti, cosa dobbiamo fare? Inoltre, fanno notare da Sinistra italiana, ancora una volta il sindaco Tommasi si conforma alla volontà della Fondazione Cariverona, così come sta accadendo sul delicato e caldo fronte urbanistico, vedi il caso degli hotel in centro.
Ma torniamo ai primi di marzo, quando con una clamorosa uscita sui giornali il presidente di Fondazione Cariverona, secondo socio di VeronaFiere con il 24,07% mentre il primo è il Comune con il 39,48%, si esprime per la riconferma di Bricolo. In un colloquio con la Cronaca di Verona dichiara ai primi di marzo: “secondo me l’attuale squadra che guida la Fiera merita la riconferma perché ha dato risultati molto buoni, con record storici, frutto di lavoro e competenza. In un momento di confusione dei mercati e degli equilibri geopolitici servono punti di riferimento precisi, servono le competenze al di là dei campanilismi e del colore politico. E questa squadra le competenze le ha dimostrate”.
Giordano aveva colpito per primo e spesso questo assicura un bel vantaggio.
Tutti a rincorrere. In primis, il sindaco Tommasi spiazzato.
E poi i suoi alleati che lo sostengono. Sinistra italiana spara a palle incatenate pochi giorni dopo: “L’uscita di Cariverona è un atto in sé di gravità assoluta nel metodo e di arroganza intollerabile” si leggeva in una nota del partito che in Giunta esprime l’assessore Michele Bertucco e in Consiglio comunale la capogruppo Jessica Cugini. Poco dopo si affiancava anche il movimento di Traguardi che il 12 marzo scriveva una dura nota con l’assessore Ferrari e il presidente Trincanato contro “le logiche di lottizzazione”. “Crediamo che gli enti e le aziende cittadine non siano spazi per le lottizzazioni ma abbiano bisogno di visioni strategiche comuni da parte dei soci e di piani industriali. Quindi le nomine di conseguenza devono essere decise sulla base del piano industriale, degli obiettivi che si vogliono raggiungere a lungo termine e sulla competitività. Per questo serve collaborazione tra tutti i soci per essere coesi. Verona ha bisogno di coesione e non di divisioni”. Ultima puntualizzazione: “Privilegiamo strategie e competenze. Diciamo no alle nomine in base alle tessere”.

Intanto Veronafiere si tinge di rosa. Ferro (area Pd, voluta da Tommasi) è il nuovo ad. Poi Zucchi, Montedoro e Nicolis

E’ finita un po’ diversamente. E’ finita come diceva Cariverona e Tommasi ha cercato la mediazione. Perché la politica è l’arte del possibile, per l’impossibile ci vogliono i miracoli e soprattutto nomi forti. Che evidentemente Tommasi non aveva nel suo zaino. Ma soprattutto, Tommasi è rimasto scottato dalle baruffe in Fondazione Arena dove si era intestardito per cambiare il sovrintendente uscendone sconfitto più volte: “Non voglio un altro caso Gasdia” avrebbe detto al suo entourage di fedelissimi. Valeva la pena dunque mettersi di traverso? Con quali forze di fronte a un Governo che di sicuro avrebbe reagito immediatamente?
E così Giordano rincarava: “Bricolo ha dimostrato grandi capacità per la internazionalizzazione della Fiera che oggi dimostra di essere forte, autonoma ed è diventata un punto di riferimento e non ha un ruolo da gregaria ma da protagonista con ampi margini di crescita sul territorio”. E allora le richieste di Tommasi? “Si può innestare qualche nuova competenza ma senza stravolgere la squadra”, diceva alla Cronaca di Verona.
E Zaia si allineava: “Bricolo? Noi per la nostra parte, con il nostro 5%, sosterremo questa posizione”, confermava in Fiera. E restava in silenzio invece il Pd, principale partito a sostegno del sindaco Tommasi anche perché, si sosteneva, era ancora presto e tutto prematuro in vista dell’assemblea di maggio.
Ma già ai primi di marzo, in occasione di un incontro in Rettorato, il sindaco Tommasi, interpellato sul punto, a proposito della Fiera anticipava che avrebbe lavorato per una soluzione condivisa, che non avrebbe lottato alla morte per piantare la bandierina sulla Fiera ma avrebbe cercato un compromesso. E così è stato.
Quindi, il nuovo Consiglio di amministrazione di Veronafiere nascerà da una lista unica dei soci azionisti – Comune di Verona (39,48%), Fondazione Cariverona (24,07%), Camera di Commercio (11,36%) e Banco BPM (6%) – e confermare la fiducia al presidente uscente Federico Bricolo.
I nomi; Federico Bricolo (lega) presidente, Barbara Ferro area Pd fortemente voluta da Tommasi nuovo amministratore delegato, e poi Desirée Zucchi, promotrice di eventi come il TEDx Verona, Romano Artoni, già vice uscente, Marina Montedoro, direttrice di Coldiretti Veneto, Silvia Nicolis, presidente del Museo Nicolis, Domenico Sonato, commercialista e imprenditore.
Quattro donne su 7, mai un cda di Veronafiere così al femminile, altra novità caldeggiata dal sindaco. “Un segnale importante – si legge nell’accordo – per rispondere a criteri di equilibrio di genere e competenza”.
La nomina sarà formalizzata con l’assemblea dei soci del 5 maggio, dove si approverà anche il bilancio.
Nel frattempo a Palazzo Barbieri la maggioranza che già zoppica per le prese di posizione di Sinistra Italiana, riuscirà a ricompattarsi? MB