Il Consiglio di amministrazione di Veronafiere Spa, presieduto da Maurizio Danese, ha approvato all’unanimità il Piano d’azione 2021-2024 per la ripartenza del Gruppo Veronafiere, rilanciato le ambizioni per un pronto recupero delle prospettive di crescita e redditività aziendali, validato i criteri utilizzati dall’advisor indipendente Colombo&Associati per l’aggiornamento della valutazione del capitale economico del Gruppo Veronafiere, rimodulato l’iniziativa di aumento di capitale di 30 milioni di Euro. In tal senso il Cda ha convocato l’Assemblea dei soci per l’inizio di aprile 2021.
«L’industria fieristica italiana, ferma da oltre un anno, ha registrato perdite di fatturato prossime all’80% nel corso del 2020, con punte del 100%, a cui si aggiungono quelle delle filiere collegate, allestitori e congressuale in primis, e l’indotto generato, diretto e indiretto – commenta Maurizio Danese, presidente di Veronafiere che da luglio dello scorso anno è anche presidente di AEFI, l’associazione che rappresenta le fiere italiane–. Il CdA e il management di Veronafiere hanno elaborato un piano per la ripartenza dell’attività nel periodo 2021-2024 che rinnova le ambizioni di crescita aziendali, crea le condizioni per un graduale ritorno alla redditività e ripristina la solidità della struttura finanziaria del Gruppo».
«Si conferma l’obiettivo di rafforzamento del posizionamento nei business wine-food, agricoltura e marmo-design. Contestualmente, proseguiremo il programma di digitalizzazione e integrazione dei format già avviata. La crisi ha accelerato un processo già in atto di ridefinizione del modello di business orientato a una crescita dei servizi a valore aggiunto per le aziende, anche grazie allo sviluppo della digital transformation – sottolinea il direttore generale, Giovanni Mantovani –. Continuerà inoltre il programma di razionalizzazione dei costi per sostenere la risalita progressiva e graduale della curva dei ricavi e della marginalità. L’internazionalizzazione resterà nell’orizzonte di piano un asset fondamentale».
Per realizzare tutto questo, Veronafiere sta lavorando anche su altri ambiti prioritari.
«Ci sono due trasformazioni che la pandemia ha reso indifferibili – conclude Mantovani -. La prima è un salto culturale e di struttura delle competenze interne, reso necessario dalle discontinuità che il digitale sta imprimendo ai modelli di business. La seconda riguarda il modello di ecosistema per l’innovazione che si sta strutturando in una logica open-innovation coinvolgendo le Università, a cominciare da quella di Verona, i centri di ricerca e le start-up collegate alle filiere in cui Veronafiere è leader».
Compagine societaria Veronafiere Spa dopo il 31 luglio 2020: Comune di Verona (39,483%), Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona (24,078%), Camera di Commercio di Verona (12,985%), Cattolica Assicurazioni (7,075%), Banco BPM Spa (7,009%), Agenzia Veneta per l’Innovazione nel Settore Primario (5,379%), Provincia di Verona (1,401%), Intesa Sanpaolo Spa (1,354%), Banca Veronese Cooperativo di Concamarise (0,883%), Immobiliare Magazzini Srl (0,188%) e Regione Veneto (0,161%).