Queste classifiche, si sa, lasciano il tempo che trovano. E però che secondo l’indagine del “Sole 24 Ore” Verona sia salita in un anno dal tredicesimo al settimo posto non può che rallegrarci (prima è Milano, ultima Caltanissetta). Ma allo stesso tempo va segnalato anche che nella nostra città è cresciuto nuovamente il costo della vita, il che soprattutto di questi tempi deve essere motivo di preoccupazione per tutti noi. Partiamo dalle note liete. «A dispetto delle cassandre» ha detto il governatore Luca Zaia «la società veneta, che è fatta di tanti cittadini che credono nella solidarietà, di tanti amministratori e bravi sindaci, è sempre in testa per qualità della vita». Nella graduatoria finale delle 107 province italiane, il Veneto vede Verona, Treviso e Venezia tra le prime dieci. «Si tratta di una valutazione complessiva» ha aggiunto Zaia «fatta non solo di Pil ma di benessere a 360 gradi, dalla salute all’ambiente, dalla cultura alla mobilità, dalla sicurezza al lavoro, alla giustizia. La media complessiva degli indicatori di qualità del buon vivere ci vede al terzo posto, alle spalle di due regioni autonome, Val d’Aosta e Trentino Alto Adige, che vivono contesti storico-geografici e amministrativi incomparabili con i nostri. In Veneto» ha sottolineato il governatore leghista «siamo ai primi posti non solo per raccolta differenziata, offerta di trasporto pubblico e buon livello di sicurezza e di servizi sociali, ma anche per densità culturale. Sono dati che smentiscono ancora una volta gli stereotipi di un Nordest legato solo ai “schei”, egoista e rancoroso, e che confermano invece la vivace apertura di una terra che vanta il maggior numero di siti Unesco, che sa essere ponte tra occidente e oriente, e non solo grazie a Venezia, che vanta una galassia di istituzioni culturali di prestigio internazionale dalla Biennale all’Arena, dal Campiello al Teatro Olimpico e al Teatro Stabile, dalla Fenice agli atenei».
Dicevamo del costo della vita. Secondo uno studio dell’associazione dei consumatori, in testa alla classifica dei capoluoghi e delle città con più di 150 mila abitanti più costose in termini di rincari, si conferma Bolzano con un’inflazione dello 0,9%. Al secondo posto c’è Verona, dove il rialzo dei prezzi dello 0,8% determina un aggravio annuo di spesa, per la famiglia di 3 componenti, pari a 265 euro (207 per la famiglia tipo). Un bel salasso, non c’è che dire, per chi è già in difficoltà economiche. Ma non è che il rincaro lasci indifferenti neppure le famiglie con una maggior disponibilità. Insomma: se l’aumento della qualità della vita può essere soggettivo e anche opinabile, quello dei prezzi purtroppo no. La mazzata in questo caso è un dato di fatto. Ps: la linea ferroviaria Verona-Rovigo è stata inserita da Legambiente tra le 10 peggiori d’Italia per i pendolari. Urgono interventi.