Verona Polis, osservatorio territoriale, commenta il lavoro della giunta Sboarina.
Riportiamo la lettera inviata alla redazione.
“Le prime scelte nel settore della pianificazione urbanistica fatte dalla giunta Sboarina ci avevano illuso che decretassero la fine della non pianificazione delle due amministrazioni precedenti e l’inizio di un metodo corretto di concepire i piani territoriali, basati non sulle richieste degli investitori privati, ma sui reali bisogni della città e dei suoi cittadini.
La nuova assessore alla pianificazione, l’ingegnere Ilaria Segala, persona onesta e competente, aveva iniziato il suo mandato annullando alcune delle peggiori delibere della Giunta Tosi.
Il giro di vite riguardava sei progetti di centri commerciali, quello a San Michele in località Cercola di 24.550 mq, contenuto nella variante urbanistica n.22 e approvato alla fine della giunta Tosi per lasciarlo in eredità alla nuova Amministrazione, era il più importante.
La stessa verifica della Variante 23, che ridefiniva la perimetrazione del centro urbano, con la definizione delle aree dismesse da riqualificare, facevano sperare in un radicale cambiamento rispetto alle scelte d’uso territoriali del passato. Ma, più trascorreva il tempo, maggiori erano le pressioni che l’assessore riceveva dai partiti che avrebbero dovuto appoggiarla. Del resto, la maggioranza del sindaco Sboarina era pressoché la stessa della prima giunta Tosi e di gran parte della seconda. Gli stessi politici che avevano approvato e votato le scelte tosiane, come avrebbero potuto bloccarle, scontentando i loro grandi elettori.
Sono stati emblematici i tantissimi emendamenti presentati dai consiglieri della maggioranza, che stralciavano e inserivano schede norma alla Variante 23. I tagli e le modifiche fatte dall’assessore Segala non erano piaciute a coloro che sostengono la Giunta e desideravano riportare la Variante 23 alla stesura originale. A quel punto si è constatato che, tra dignitose dimissioni e mantenimento del posto di potere ingoiando qualche rospo indigesto, anche i migliori hanno scelto la seconda soluzione.
Ma la stessa Variante 29, interamente elaborata da questa Giunta, non si differenzia molto dalle precedenti. Si sono seguite le indicazioni presentate nelle manifestazioni di interesse dei privati, e il risultato, come spesso è accaduto anche nel passato, è una sorta di abito di Arlecchino, dove ogni pezza colorata rappresenta l’interesse specifico di un operatore privato. Di un piano organico sull’uso del territorio non se ne vede traccia. Un serio piano urbanistico dovrebbe contenere il sistema della mobilità, quello del verde, quello dei servizi, quello produttivo e commerciale, quello direzionale e ricettivo e quello abitativo. Ovviamente, le giuste proporzioni dovrebbero essere dettate da studi e analisi serie e obiettive. Sarebbe corretto ascoltare le richieste degli operatori privati, solo dopo l’approvazione di un tale piano. A Verona, da decenni si fa il contrario, prima si recepiscono le richieste dei privati e poi si definisce la pianificazione urbanistica.
Del resto, lo stesso modo di interpretare lo strumento dello Sblocca Italia da parte del nostro sindaco, che lo ha inteso come un’alternativa più efficiente e veloce del PAT, dimostra la idiosincrasia dei nostri amministratori per la corretta pianificazione del territorio”.
Giorgio Massignan