Riapriamo il libro, c’è un altro capitolo da scrivere. Verona-Milan è un romanzo senza fine. Colpi di scena, colpi bassi, sorrisi, trionfi, lacrime, c’è dentro di tutto. Da dove cominciamo? Facile direte: da quel 20 maggio ‘73, quando Zigoni uscì dagli spogliatoi e guardò il Bentegodi zeppo di gente di bandiere rossonere.
“Ma cosa credono, questi qua? Di avere già vinto? Oggi vinciamo noi…”sussurrò a Pantofola Mazzanti, che oggi guarda tutti dal cielo. Mazzanti lo guardò sospirando: “Questo è matto davvero” pensò di Zigo. Poi, sapete tutti come andò. Lo sa soprattutto il popolo rossonero che fu costretto ad aspettare 6 anni prima di mettere la stella sulla maglia. La stella del decimo scudetto, finì bruciata, assieme alle migliaia di bandiere, dopo un risultato che resta scritto nella storia: Verona-Milan 5-3, 20 maggio ‘73. Sirena, Luppi, Busatta, Luppi, Luppi, gol come se piovesse. E di fronte, la smorfia di Rivera, le lacrime di Anquilletti, la delusione di Bigon. Cosa successe veramente? “Niente, loro pensavano di aver già vinto e non avevano calcolato la nostra voglia, la nostra tranquillità”, racconta sempre Zigoni. “E non fecero nessun tentativo di “fermarci”. Nell’intervallo eravamo sul 3-1 per noi, io pensavo che qualcuno di loro, magari Rivera, ci dicesse qualcosa. Invece niente. Andarono incontro al loro destino…”.
C’era gente che piangeva, nel Milan. “E anche noi non eravamo del tutto felici, questo è vero. Perchè chi vive di sport sa cosa vuol dire vincere e cosa vuol dire perdere. Loro perdevano uno scudetto all’ultima giornata, dentro di noi la gioia era mischiata ad altri sentimenti”.
Anche nell’aprile del ‘90, gioia e amarezza, si mescolano sul prato del Bentegodi. Son passati 17 anni, un altro Milan, un’altra storia. Il Milan di Sacchi e degli olandesi, il Verona di Bagnoli e di Pellegrini. Scudetto in vista, da una parte, inferno da evitare dall’altra. Il Milan un po’ supponente dell’Arrigo, il Verona molto umile dell’Osvaldo. Comincia col Milan in festa (gol di Simone), finisce col Milan a pezzi, distrutto dai gol di Sotomayor e Pellegrini e annientato dai fischi di Lo Bello junior. Espulso Sacchi, espulso Van Basten, che si toglie la maglia e la getta addosso all’arbitro, espulso Costacurta, fuori anche Rijkaard. la fine del Milan, mentre il Napoli volava e metteva le mani sullo scudetto. Sette giorni dopo il Verona si sarebbe giocato a Cesena, uno spareggio-salvezza. Era l’ultima speranza, spenta dal gol del Condor Agostini. L’ultimo atto dell’era di Osvaldo Bagnoli.
Raffaele Tomelleri