Quando arriva la notizia, dici “no, non è possibile, non può essere vero”. E invece sì, purtroppo è tremendamente vero. Roberto Puliero se n’è andato così, a 73 anni, in silenzio, quasi in punta di piedi, ieri mattina, nella sua Verona. Ha sofferto in silenzio, una lunga battaglia, senza mai rinunciare, fino all’ultimo, a far sentire la sua voce. A teatro, alla radio. L’ultima sua partita, forse, col Sassuolo, un mese e mezzo fa. Soffriva, ma non voleva mancare. Lui, la voce dell’Hellas, la storia raccontata fin dal ‘77, “quando feci la prima radiocronaca, nascosto in mezzo alla gente, là, a Firenze”.
Una storia infinita, bellissima sempre, anche nei momenti più difficili che l’Hellas ha attraversato, sempre accompagnato dalla voce di Roberto. Dagli anni dello scudetto, raccontato con la passione e l’amore, fotografie di un’intera città. Lì, Roberto, divenne per tutti e per sempre “la voce dell’Hellas”, “il racconto di un sogno”.
E poi, sempre su e giù, per l’Italia, per l’Europa, poi anche in B e in C, e pure al Bentegodi, come speaker al momento delle formazioni.
Roberto c’è sempre stato, anche quando, per un po’, la sua strada s’è divisa da quella dell’Hellas. A volte succede. Alla fine aveva prevalso l’amore, il rispetto reciproco. Era tornato. Ne ha accompagnato l’ultima impresa.
Così come ha accompagnato la Barcaccia, l’altra sua “famiglia”. La famiglia del teatro, con le sue idee, la sua cultura, la sua bravura. Mille personaggi, mille storie da raccontare, chissà quante altre ne avrebbe raccontato. Autore, attore, regista, showman, radiocronista. Sempre con stile, classe, cultura, ironia.
Roberto ha attraversato così, gli ultimi cinquant’anni della storia di Verona, della nostra storia. Aveva cominciato in quel Fiorentina-Verona 1-2, anno ‘77, gol di Busatta e Zigoni. Se n’è andato, sembra un segno del destino, prima di un Verona-Fiorentina. Ma c’è da credere, perchè è così, che domenica al Bentegodi ci sarà comunque anche lui…
Raffaele Tomelleri