Verona ha meno genitori di tutti: solo il 39% ha almeno un figlio (contro il 49% nazionale). Ciononostante, i pochi che fanno figli ne fanno più di tutti: 1,99 di media (contro l’1,63 del Paese).È quanto emerge da “Gli italiani e la denatalità”, la ricerca realizzata da Changes Unipol ed elaborata da Ipsos, finalizzata ad analizzare la situazione familiare nelle principali città italiane e i motivi, le conseguenze e le misure a supporto della denatalità.
Uno scenario particolare: pochi figli, ma famiglie numerose
Una dinamica demografica unica: la Ricerca mostra come il 61% dei veronesi non abbia figli, si tratta di una percentuale record nel Paese, condivisa con Firenze. Di contro, il 39% che si dichiara genitore ha in media 1,99 figli, ovvero il dato più alto registrato in Italia.
Analizzando più nel dettaglio l’ampia fascia di non-genitori, il 32% di loro pianifica comunque di mettere al mondo almeno un figlio in futuro (il 23%, in particolare, prevede di averlo nel breve termine: entro 5 anni), a fronte di una media nazionale del 36%. Il 29%, invece, dichiara di non voler figli (di questo, l’86,2% non può avere figli o non ha l’età per averne).
Ma quanto è grande la famiglia ideale per gli scaligeri? Secondo l’indagine condotta tra chi ha o vorrebbe avere figli, la famiglia ideale veronese è la più grande d’Italia. Il numero medio ideale di figli, infatti, è di 2,2, a fronte di una media italiana pari a 1,92. Non solo: Verona è in cima anche alla classifica di chi desidera 3 o più figli (33%, contro una media nazionale dal 19%).
Verona è la città più critica sulle attuali politiche di supporto alla famiglia: serve più flessibilità lavorativa
I veronesi sono i più insoddisfatti d’Italia riguardo le attuali politiche di supporto della famiglia: 5,5 su 10 le considerano insufficienti.
E si rivelano i più critici d’Italia anche nel confronto con l’Europa, giudicata molto più avanti: 7 su 10 (69%) ritengono le attuali politiche inferiori alla media europea. Solo il 9% – d’altra parte – pensa che siano in linea alla media europea, segnando in questo caso il dato più basso tra i connazionali.
E, dunque, quali azioni bisognerebbe introdurre per contrastare la denatalità? Gli abitanti di Verona hanno pochi dubbi: serve puntare sulla flessibilità lavorativa (67%) e ne sono convinti più di chiunque altro nel Paese (media nazionale: 59%). Soprattutto, auspicano l’introduzione della settimana lavorativa corta (29%), seguita dalla flessibilità oraria (28%) e dal lavoro integralmente o in gran parte da remoto (28%).
L’altra area su cui investire per contrastare la denatalità è costituita dagli aiuti economici (41%): qui, gli scaligeri si distinguono per valutare di grande utilità l’asilo nido aziendale (36%, sul secondo gradino del podio nazionale) e la creazione di convenzioni con asili nido esterni (19%).
All’origine della denatalità: maggiore libertà di scelta e mancanza di supporto alle famiglie
L’aumento dell’età media per generare il primo figlio, ad avviso dei cittadini di Verona, è da attribuire soprattutto a motivazioni economiche personali (63%).
Pesano molto anche le motivazioni di stampo socioculturale (52%): tra queste, spicca la maggiore libertà di scelta, riconducibile alla convinzione che fare figli non sia né una necessità né un’imposizione sociale. Ben 1 veronese su 4, infatti, ritiene che ci sia questa libertà all’origine del ritardo nell’avere figli, mentre a livello nazionale la media è di 1 italiano su 5. Gli abitanti scaligeri, inoltre, individuano un’ulteriore importante motivazione per rimandare la nascita del primo figlio: si tratta della scarsa conciliabilità dell’essere genitori con la carriera professionale (22%, percentuale che conquista il secondo posto tra le città del Paese).