Cresciuto nel settore giovanile dell’Hellas Verona, Dario Biasi ha girovagato per tante piazze, seminate qua e là, calcando i campi delle diverse categorie professionistiche e non, chiudendo la sua lunga carriera quando le primavere erano già 43. Un traguardo che pochi si possono permettere di raccontare. «Ho smesso di giocare solo lo scorso anno – confessa – dopo l’ultima stagione disputata in Eccellenza con la maglia del Vigasio, “ingolosito” dalla proposta dell’amico, anche lui ex gialloblù, Claudio Ferrarese. Quali sono gli ingredienti per giocare a buoni livelli così a lungo? Sicuramente servono passione, entusiasmo e voglia di combattere, in senso sportivo s’intende. E queste sono caratteristiche che ci devono essere sempre, indipendentemente dalla categoria. Per far questo deve essere sempre il giocatore che si adatta alla categoria e non viceversa. Ma soprattutto non deve mai venir meno la voglia di divertirsi. Per quanto mi riguarda, poi, ho sempre voluto essere un punto di riferimento e un esempio, soprattutto per quelli più giovani».
Nel suo lungo peregrinare, ha indossato anche le maglie di Verone e Frosinone, che domenica si affrontano al Bentegodi in una sfida chiave per la salvezza. «Quella di domenica è una partita che definirei quasi ambigua ma anche molto complicata. I gialloblù si trovano a fare i conti con una lunga sequenza di cessioni che hanno di fatto rivoluzionato la squadra. In più manca uno come Djuric, che per il tipo di gioco praticato rappresentava un elemento fondamentale. Sono arrivati anche alcuni giocatori nuovi i quali, però, avranno necessariamente bisogno di qualche settimana per adattarsi. Baroni, comunque, a mio avviso è un tecnico preparato ed esperto e saprà sicuramente individuare la soluzione che consenta alla squadra di trovare una nuova amalgama. Il Frosinone, invece, come neopromossa sta facendo un ottimo campionato. Ci sono diversi giovani molto interessanti, tutti dotati di buona qualità. Sarà una partita difficile, dall’elevata posta in palio per entrambe le squadre».
Sono sette le stagioni disputate da Dario Biasi con le due squadre, quattro di B con l’Hellas e tre di C con la formazione laziale, l’ultima culminata con la promozione in serie B. «Aver difeso i colori della squadra della mia città ha sempre rappresentato per me un motivo di grande orgoglio. Nello stesso tempo, però, ho sempre avvertito anche una forte responsabilità, visto che mi trovavo poi a condividere le mie emozioni con i ragazzi e gli amici con i quali erano cresciuto. Conservo anche un ottimo ricordo dei tre anni trascorsi a Frosinone. Già allora ho avuto la sensazione di trovarmi in una società seria che voleva fare le cose per bene. Con l’obiettivo di vincere, come è giusto che sia. Perché non sono rimasto anche in B? Il mio contratto scadeva e, in tutta sincerità, ho colto l’occasione anche per avvicinarmi finalmente a casa». E dopo aver appeso le scarpe al chiodo? «Ora faccio il personal trainer. Dopo 26 anni di attività era giusto dare precedenza alla famiglia. Fare l’allenatore ? Non nascondo che mi piacerebbe. Ho ricevuto anche delle proposte che, però, come dicevo, ho per ora declinato. Per il futuro vedremo. Mai dire mai».
Enrico Brigi