La bilancia commerciale veronese ha subito un drastico rallentamento: la provincia scaligera ha perso 2 miliardi di euro di import e 663 milioni di export nel primo semestre 2020.
L’export di merci e servizi veronesi di Verona nel mondo è calato del 11,4% nel primo trimestre a 5,2 miliardi di euro. L’import è diminuito del 24,1% a 6,4 miliardi di euro, sempre rispetto ai primi sei mesi del 2019.
“Verona ha tenuto di più, rispetto al Veneto (-14,6%) e all’Italia (-15,3%) – commenta il presidente della Camera di Commercio scaligera, Giuseppe Riello – L’arretramento inferiore alla media italiana e regionale conferma la bontà dell’ “architettura” del tessuto economico che è sempre più polisettoriale. Il calo era inevitabile, con tutte le attività produttive non essenziali ferme per il lockdown. Non a caso a perdere terreno sono stati i macchinari, il tessile abbigliamento, il marmo, le calzature, la termomeccanica e i mobili. In controtendenza l’alimentare e l’ortofrutta, a conferma del posizionamento che i nostri prodotti stanno guadagnando sul mercato globale. Il brusco calo dell’import conferma la stagnazione economica, era inevitabile. Ora ci attendiamo un rimbalzo tecnico, peggio di così non dovrebbe poter andare. Vedremo i dati del terzo trimestre e, soprattutto quelli del 2020”.
L’analisi dei principali mercati di sbocco rileva forti rallentamenti dell’export, tranne che nei Paesi con i quali il rapporto è più stretto, come la Germania che ha segnato una contrazione del 4,2%. Per il resto l’andamento delle vendite sui mercati stranieri riflette l’andamento della pandemia nei Paesi considerati: dove ha colpito maggiormente e dove sono state prese misure restrittive come i lockdown si sono registrati i cali maggiori. Ad esempio, in Regno Unito, -25,7%, negli Stati Uniti, -25,6%, in Spagna, -21,5%, in Francia, -17,1%.
“E’ una congiuntura bellica, mi auguro che il Governo impieghi al meglio e il più velocemente possibile i fondi europei per rafforzare la sanità italiana, non ci possiamo permettere ulteriori lockdown. Dobbiamo essere pronti ad affrontare una seconda ondata di Covid senza che l’economia si fermi” conclude Riello.