Sono 3.289 le persone ricevute nel corso del 2023 nei 46 centri di ascolto Caritas della diocesi di Verona e il numero è in lieve aumento rispetto all’anno precedente (+3,7%). È quanto emerge dalla fotografia scattata dall’osservatorio di Caritas diocesana, che in occasione della Giornata dei Poveri del prossimo 17 novembre presenta i dati sulle povertà del veronese e propone incontri, celebrazioni, attività sportive e conviviali per dare rilevanza a quelle persone troppo spesso lasciate ai margini della società. I numeri e le iniziative in programma sono stati presentati oggi, giovedì 14 novembre, nel Vescovado di Verona. Sono intervenuti: Lucia Vantini, Delegata episcopale per l’ambito della Prossimità; Francesca Frapporti, referente del Servizio Fragilità; don Matteo Malosto, referente del Servizio Fragilità e direttore di Caritas diocesana veronese; Gloria Albertini, sociologa e operatrice di Caritas diocesana veronese. Dal report presentato emerge come coloro che si rivolgono ai centri di ascolto veronesi siano prevalentemente donne (60,8%), sposate (57,3%) e straniere (62,1%). Un terzo degli utenti vive in città (1.079) e due terzi in provincia (2.210). Il titolo di studio prevalente è la licenza media (45,7%), seguita dal diploma di maturità (16,2%) e dalla licenza elementare (14,8%). A Verona il 30,6% delle persone che si rivolge ai servizi è occupato, il 3,3% dichiara di lavorare in nero e il 9% è pensionato. In sintesi, molte delle persone che si rivolgono a Caritas a Verona lavorano o hanno un reddito all’interno della famiglia, ma questo non consente loro di arrivare alla fine del mese. Il restante 25,9% delle persone ascoltate è disoccupato, una percentuale molto più bassa rispetto al dato del Triveneto (44,9%) e nazionale (48,1%) e che indica che a Verona, per chi vuole, il lavoro non manca. Il 95,2% delle persone ha un alloggio, prevalentemente in affitto, da privato (56,8%) o da ente pubblico (18,0%). Il restante 4,8% è senza dimora. Un terzo delle persone che hanno contattato Caritas nel 2023 lo facevano per la prima volta, i cosiddetti “nuovi poveri”. LE PROPOSTE. La Giornata mondiale dei poveri è una delle iniziative nate dal Giubileo della Misericordia (2016) e, sin dalla sua istituzione, rappresenta per tutte le Caritas un’occasione straordinaria di animazione e sensibilizzazione sui temi della povertà. Le proposte partiranno già sabato 16 novembre alle 11 con il rinnovo di due protocolli di intesa all’emporio Verona Est, presso la parrocchia del Beato Carlo Steeb, e all’emporio di Sona-Sommacampagna presso il municipio di Sommacampagna. Nella giornata di domenica 17, il programma è particolarmente intenso: alle 11 del mattino ci sarà una Messa dedicata alla Giornata mondiale dei poveri nella parrocchia di Santa Maria in Stelle con il direttore Caritas, don Matteo Malosto. Nel pomeriggio, alle 16, è prevista anche l’inaugurazione del nuovo emporio di Verona Ovest, nella parrocchia di San Domenico Savio, con la presenza del vescovo di Verona, mons. Domenico Pompili. Vescovo che sarà presente anche alla sera, dalle 19 in poi, presso la Casa accoglienza Il Samaritano, in Zai a Verona, dove si svolgerà una cena solidale con autorità civili e religiose, operatori, volontari Caritas e ospiti senza dimora.
Invecchiamento e calo delle nascite
La mensa de Il Samaritano ritornerà protagonista anche il giorno successivo, lunedì 18 novembre, con le giocatrici di calcio dell’Hellas Verona Women che saranno in visita agli ospiti della Casa accoglienza per il pranzo, con la possibilità per loro anche di affiancare i volontari della Caritas nel servire in tavola gli ospiti. Secondo ISTAT le famiglie in povertà assoluta in Italia sono più di 2,2 milioni (2.217.000) corrispondenti a quasi 6 milioni di persone (5.693.800), l’8,4% di tutte le famiglie. La situazione è rimasta stabile nell’ultimo anno: nonostante ci sia stata una ripresa sul lato dell’occupazione, l’inflazione ha fermato il potenziale effetto benefico che ciò poteva avere. Anche nel Nord-Est si registrano 413.000 famiglie povere (+5.000 in un anno) corrispondenti a quasi un milione di persone (990.000). Si conferma un trend consolidato negli ultimi due decenni: al diminuire dell’età, cresce l’incidenza della povertà assoluta: in Italia un minore su 7 è in povertà assoluta (il 12,9% dei minori al Nord). Sono più spesso in povertà assoluta le famiglie numerose, le famiglie di stranieri e le famiglie in cui la persona di riferimento sta cercando lavoro, mentre all’aumentare del titolo di studio diminuisce la possibilità di trovarsi in povertà assoluta. Rispetto a Verona, dalle dichiarazioni dei redditi risulta che il 23% dei contribuenti ha un reddito IRPEF basso, sotto i 10.000€. INVECCHIAMENTO. Nel frattempo cresce in provincia di Verona l’indice di vecchiaia, cioè il rapporto tra la popolazione da 65 anni in su e la popolazione 0-14 anni, in percentuale. A inizio 2024 questo dato (al momento provvisorio) per la provincia di Verona è di 181,2: ciò significa che per ogni bambino tra 0 e 14 anni, ci sono quasi due ultra65enni (1,8). Rispetto al 2023, quando il dato era del 174,6, si registra un peggioramento di quasi 7 punti. Per il Comune di Verona questo indice è a 223 punti e nel Grafico 1 è possibile vedere il dettaglio per comune: in blu sono indicati i comuni con un indice oltre 207,4. Questo indice nei prossimi anni è destinato a peggiorare, perché in questo momento storico stanno entrando nella fascia degli ultra65enni i nati della generazione dei boomers: ora in particolare stanno entrando i nati nell’anno 1959 (e poi a seguire i successivi: l’anno di picco dei nati fu il 1964), anni del cosiddetto boom delle nascite. A Verona e provincia, su 927.231 abitanti a inizio 2024 (dati provvisori), gli ultrasessantacinquenni sono 215.186, il 23,2% della popolazione. Il 56% di questi anziani sono donne, che diventano sempre più preponderanti con l’aumento dell’età a causa della loro maggiore longevità. Questa popolazione è in continuo aumento in proporzione sul resto della popolazione, così come quella degli ultra75enni, che sono il 12,2% dei veronesi. Vediamo di seguito invece il netto calo delle nascite odierno. Si noti nel Grafico 1 che in 10 anni si sono persi circa 2.000 nati all’anno (-24%). A ciò contribuiscono due fattori: da un lato la diversa propensione ad avere figli da parte delle generazioni in età fertile, che tendono a procrastinare nel tempo questa scelta e ad avere meno figli in generale, dall’altro il fatto che le donne in età fertile in Italia sono un numero molto più basso, perché la loro generazione è meno numerosa di quelle precedenti (si pensi a titolo di esempio che nel 1964 in Italia nascevano oltre un milione di bambini, fino alla metà degli anni Settanta i nati si sono mantenuti sopra le 800mila unità, mentre nel 1995 le nascite ammontavano a 526 mila unità). La scia della giornata dei poveri continuerà per tutta la settimana successiva.