Cos’è la peste? È una malattia infettiva che si diffonde dalle pulci dei roditori. Si manifesta in tre modalità principali, ed è causata dall’introduzione nell’organismo del bacillo, non riconosciuto dal sistema immunitario. Questo raggiunge il sistema linfatico e lì si sviluppa e moltiplica. Ciò provoca un’infiammazione nella zona della puntura, e i punti colpiti si gonfiano; quando non sono più in grado di contenere la malattia, il bacillo si diffonde in tutto l’organismo. Ma quali sono i primi sintomi di chi contrae un’infezione da peste? Febbre tra i 38 e i 41 °C, mal di testa, dolori articolari, nausea e vomito, sete, diarrea, tumefazione dei linfonodi e una generale sensazione di malessere. Nelle forme setticemiche e polmonari possono verificarsi bassa pressione sanguigna, sonnolenza, letargia, delirio.
Inoltre, nel caso della peste setticemica, possono avvenire ischemie e la perdita dell’uso delle dita. Se identificata tempestivamente, la peste può essere curata tramite un trattamento antibiotico e prevenuta tramite vaccino.
La prima epidemia della storia risale all’Impero bizantino, sotto Giustiniano; esplose a Costantinopoli nel VI secolo d.C., diffondendosi poi in Europa. Ecco che lo storico Procopio di Cesarea raccontò l’epidemia del 541 d.C., in continua espansione fino al 750 circa e causa di un numero di vittime che va dai 50 ai 100 milioni. Potrebbe aver avuto origine dall’Etiopia o dall’Egitto ed essersi diffusa fino alla capitale, dati i flussi commerciali che provenivano dall’Africa. Procopio riportò come l’epidemia uccideva 10.000 persone al giorno nella sola Costantinopoli. La peste influenzò anche la Guerra gotica (535-553), che colpì l’Italia duramente, tanto che Roma rimase quasi senza abitanti per alcuni mesi, devastata dalla battaglia e dalla fuga dei superstiti.
È certo che la peste fu una delle cause principali della caduta dei territori dell’Impero Romano controllati da Costantinopoli, segnando il definitivo passaggio dall’antichità al medioevo. La peste si ripresentò a ondate fino al 750, e le stime parlano di 25 milioni di decessi. Dopo la peste nera degli anni ’30 del XIV secolo, ci fu un continuo ripresentarsi della malattia. Visto il continuo ripresentarsi dell’epidemia, le autorità cittadine europee adottarono misure per prevenirla o limitarne gli effetti. Milano fu una delle prime città a muoversi, istituendo un ufficio di sanità permanente e realizzando il lazzaretto di San Gregorio. Nonostante l’adozione di tutti questi accorgimenti, la peste continuò a ripresentarsi. Come quella milanese del 1630, documentata anche da Alessandro Manzoni ne “I Promessi Sposi” e “Storia della colonna infame”.
Questa fu la causa del passaggio dei lanzichenecchi e colpì l’Italia settentrionale, raggiungendo anche il Granducato di Toscana, la Repubblica di Lucca e la Svizzera. Il Ducato di Milano fu uno degli Stati più gravemente colpiti, e i dati dicono che a Verona morirono 33000 persone su un totale di 54000. Manzoni è il primo storico a tentare di ricostruire questa tragedia. Arriviamo al XX secolo, periodo in cui i focolai continuarono, ma con tassi di mortalità inferiori, grazie all’introduzione di efficaci misure di sanità pubblica e, a partire dagli anni cinquanta del Novecento, degli antibiotici. Tuttavia, la peste non è ancora stata debellata in tutte le zone del mondo.
Beatrice Castioni