Verona dimentica il maestro Botero Era stato protagonista di una grande mostra a Palazzo Forti (Amo) tra il 2017 e il 2018

Le sue opere sono pagate milioni di dollari dai collezionisti, le sue figure rotondeggianti, abbondanti, sono diventate iconiche, che siano sculture o dipinti. Stiamo parlando di Fernando Botero, l’artista colombiano morto nei giorni scorsi all’età di 91 anni. Pittore e scultore Botero era considerato l’artista vivente più famoso del paese sudamericano. Nato a Medellin, si è spento nella sua casa di Montecarlo a seguito di una polmonite. Ma molto del suo tempo lo trascorreva in Italia, paese che amava, nella casa di Pietrasanta in Versilia, terra che accoglie artisti e laboratori d’arte.
“Ha avuto una vita straordinaria e se n’è andato al momento giusto”, ha detto sconvolta la figlia, che lo ha ricordato come una persona “che ha dedicato la vita al suo Paese, che è stato oggetto della sua opera artistica”.
Ma perché parliamo di Botero? Perché molto probabilmente è stato l’ultimo grande artista internazionale che ha esposto con una personale a Verona. La mostra che celebrava i suoi 50 anni di carriera, aveva aperto dal 21 ottobre 2017 al 22 aprile 2018 negli spazi di Amo Arena Museo Opera – Palazzo Forti dove all’inaugurazione era arrivato lo stesso Botero accompagnato dalla moglie, come documentiamo con le foto scattate allora. La personale raccoglieva oltre 50 opere di grandi dimensioni per ripercorrere la carriera di Fernando Botero. I suoi corpi smisurati, le atmosfere fiabesche e fantastiche dell’America Latina, l’esuberanza delle forme e dei colori si dipanano in una esposizione che tocca tutti i temi cari all’artista, un uomo apolide ma legato alla cultura della sua terra, la cui pittura non è classificabile in nessun genere, pur essendo figurativa e richiamandosi alla classicità.
Una retrospettiva, quella di Botero che compiva 85 anni, che era il trionfo dell’eleganza ma anche della generosità, dalla rivisitazione dei «Coniugi Arnolfini» o della «Fornarina» ai celebri nudi e alle nature morte.
L’esposizione che aveva il patrocinio del Comune di Verona, era stata organizzata e co-prodotta da Gruppo Arthemisia e MondoMostre Skira, con il contributo di Gruppo AGSM – sponsor dell’iniziativa – e curata da Rudy Chiappini in stretta collaborazione con l’artista.
Un evento ripreso da tutta la stampa di settore, nazionale e internazionale, che aveva rilanciato Verona nel mondo dell’arte.