Verona città verde, ma anche dell’acqua, del suolo e dei quartieri. Una città che guarda ai prossimi anni con una rinnovata rete di infrastrutture verdi e blu su scala urbana ma anche territoriale, traguardando le nuove normative europee e le direttive internazionali – come la Nature Restoration Law e il programma delle Nature-positive cities –, e gli obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite.
Sono queste alcune delle proposte contenute nel documento sul telaio ecologico-ambientale e storico-culturale redatto dallo studio di progettazione paesaggistica LAND, nel team di esperti che affiancano i tecnici della Direzione pianificazione urbanistica, e presentato oggi al “Caffè dell’assessora” dalla vicesindaca e assessora alla Pianificazione urbanistica Barbara Bissoli nell’ambito del procedimento verso il nuovo PAT (Piano di assetto del territorio), sotto l’ombrello del progetto Viviamo Verona.
Verona città verde: gli obiettivi del PAT
Se da una parte la ricerca di LAND ha messo in luce la ricchezza naturale della città di Verona, con 489 ettari di spazi verdi pubblici fruibili, per una media di 18,8 mq verde/abitante, dall’altra una delle criticità riscontrate nel PAT vigente, sulla base delle ricognizioni operate e delle interviste condotte, è di una insufficiente dotazione di aree verdi e in particolare l’assenza di veri parchi urbani.
Infatti, circa l’8% della popolazione totale non ha accesso nessuna area verde fruibile raggiungibile entro 15 minuti a piedi (percentuale che sale al 26% se si considera un’area verde di prossimità raggiungibile entro 5 minuti, e al 43% a 10 minuti a piedi. Il 24% invece non ha accesso a un grande parco urbano territoriale a 15 minuti da casa).
È da notare anche la distribuzione non omogenea di queste aree, con le aree a sud, la zona industriale ad ovest, nei quartieri della Bassona e i quartieri residenziali a sud come Sacra Famiglia, Ca’ di David e i nuclei di abitazioni nel territorio agricolo più sguarnite. Altre zone più scoperte sono il quartiere Croce Bianca, alcune zone del centro storico e alcuni quartieri ad est del centro come Galtarossa, Veronetta e San Michele.
Le altre zone critiche sono i centri abitati verso le colline come Quinzano, Avesa, Ponte Crencano, Marzana-Quinto, Santa Maria in Stelle; occorre specificare però che questi centri abitati si trovano nelle immediate vicinanze di aree collinari e quindi sicuramente con più presenza di verde rispetto alle aree industriali del sud della città.
Aumentare il verde cittadino
Aumentare la copertura arborea potrà avere effetti sulla qualità dell’aria, mitigando così gli effetti del cambiamento climatico attraverso la creazione di isole di raffrescamento, per dotare tutti, residenti, turisti e city users di strumenti per sopravvivere in città.
Obiettivo e sfida principale di Verona e del nuovo PAT sarà quella di proiettarsi in una transizione ecologica, creando un nuovo modello di sviluppo della città, più centrato sulla valorizzazione della natura – in cui il verde diventi una vera e propria infrastruttura – e lavorando proprio su quell’assenza, identificando le potenzialità di ricucitura delle principali risorse ambientali e strutturando gli spazi aperti in chiave strategica. Per questo sarà importante un’integrazione tra le due pianificazioni, quella del PAT e quella del PTE (Piano di transizione ecologica).
“Il carattere strutturale e strategico del Piano di assetto del territorio, conferisce a detto strumento urbanistico la funzione di cornice imprescindibile per le azioni indirizzate alla rigenerazione urbana e territoriale sostenibile, nonché alla transizione ecologica”, dichiara la vice sindaca Bissoli.
L’idea concepita con il gruppo di progettazione del nuovo PAT è quello di tradurre il carattere strutturale e strategico del Piano sotto questo profilo in una grande intelaiatura che propone la visione della città a 10/15 anni, composta da tre livelli integrati: il telaio ecologico-ambientale, il telaio storico-culturale e il telaio infrastrutturale.