Verona chiude bottega. Spariti negozi al dettaglio e crescono bar e ristoranti Dal centro storico arrivano solo conferme. Il declino è certificato dai numeri: in 12 anni centinaia di esercizi sono evaporati. Via Zambelli è un esempio. Nei quartieri, come in Borgo Venezia, spariscono attività storiche, rimpiazzate solo dalla ristorazione

Se l’Italia chiude bottega, come dicono le statistiche di Confcommercio nazionale con l’aiuto dell’Istituto Tagliacarne, da Verona e soprattutto dal centro storico arrivano solo conferme. Desertificazione commerciale, la chiama il presidente nazionale Sangalli davanti ai numeri che parlano di 118 mila negozi al dettaglio spariti in 12 anni sul territorio nazionale, un calo superiore al 20 per cento. A Verona il declino è certificato dai numeri: in 12 anni centinaia di esercizi commerciali sono evaporati, in centro e fuori dal centro. Ci sono intere vie dove sono più le vetrine desolatamente vuote che quelle ancora attive. Via Zambelli in centro è un esempio, oppure la stessa via Nizza, nei quartieri spariscono attività commerciali storiche, vedi borgo Venezia. Alcune chiusure di negozi di abbigliamento o libri o attività culturali (colpite dalla crisi e dagli acquisti on line) sono state rimpiazzate con nuove attività di ristorazione, perché il turismo richiede fast food, focaccerie, pizzerie da asporto e simili. Ma non c’è confronto. L’unica attività commerciale che tira ancora è quella dell’alloggio: locazioni turistiche e bed and breakfast. Rischiamo di avere città di camerieri e affittacamere. Valore aggiunto sempre più ridotto, artigiani non ne parliamo. “Nei centri storici -dice il Centro Tagliacarne a livello nazionale- chiudono più negozi che nelle periferie. Nei 122 Comuni al centro dell’analisi sono spariti, negli ultimi 12 anni, quasi 31mila esercizi al dettaglio in sede fissa, riduzione che si accompagna a quella degli sportelli bancari che tra il 2015 e il 2023 sono passati da 8.026 a 5.173 (-35,5%)”. “La desertificazione commerciale – rileva Sangalli presidente di Confcommercio – continua, dunque, a rappresentare un elemento di depauperamento economico e sociale dei centri urbani che, tenendo conto anche della contestuale riduzione del numero di sportelli bancari, rischia di trasformarsi in un vero e proprio declino delle città. E’ un fenomeno che va contrastato con progetti di riqualificazione urbana per mantenere servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività e in questa direzione va il progetto Cities di Confcommercio che ha elaborato le prime proposte per la rigenerazione delle città”. Dall’analisi dei dati nazionali, che riflettono poi quelli locali, “Tra i settori merceologici, nei centri storici si riducono le attività tradizionali (carburanti -42,1%, libri e giocattoli -36,5%, mobili e ferramenta -34,8%, abbigliamento -26%) e aumentano i servizi (farmacie +12,3%, computer e telefonia +10,5%) e le attività di alloggio (+67,5%) al cui interno si registra un vero e proprio boom degli affitti brevi (+170%), dovuto alla forte accelerazione nell’ultimo anno, mentre gli alberghi tradizionali calano del 9,7%”. E Verona in questa speciale graduatoria dei Comuni che hanno perduto più negozi al dettaglio è al 61° posto, come rivela la Confcommercio cittadina. Nello specifico, tra il 2012 e il 2024, il calo è stato del 23,3%.

L’esplosione del commercio online. Arena (presidente di Confcommercio): «Occorre sostenere le attività di vicinato» 

A Verona, comune capoluogo, per il commercio al dettaglio fuori dal centro storico, a giugno 2024 operavano 1.209 imprese contro le 1.486 del 2019 e le 1.648 del 2012. In centro storico, sempre a giugno 2024, le aziende erano 565 contro le 635 del 2018 e le 713 del 2012: una perdita di 148 esercizi commerciali. Continua, di contro, l’ascesa dell’aggregato alberghi, bar, ristoranti: fuori dal centro, a giugno dello scorso anno, c’erano 1.054 aziende attive contro le 1.040 del 2019 e le 907 del 2012. Trend analogo in centro: 682 a giugno 2024, contro le 667 del 2019 e le 553 nel 2012. “Il boom dell’inflazione, il conseguente calo dei consumi, gli affitti elevati, la difficoltà di trovare personale, l’esplosione del commercio online si fanno sentire e depauperano il tessuto commerciale”, è l’analisi del presidente di Confcommercio Verona Paolo Arena. “In questo difficile contesto, il terziario prosegue la sua evoluzione con meno insediamenti del commercio tradizionale e più servizi, a dimostrazione, comunque di vitalità e reattività. Occorre sostenere le attività di vicinato e il progetto Cities di Confcommercio nazionale punta a riqualificare le economie urbane con il contributo di istituzioni e imprese”. “La desertificazione del centro ma anche delle periferie si va accentuando – la considerazione del direttore generale Nicola Dal Dosso – minaccia vivibilità, sicurezza e coesione sociale delle nostre città. Servono politiche per accrescere l’attrattività, l’accessibilità e la sicurezza della città perché i negozi sono sinonimo di socialità e vitalità: Confcommercio è pronta a fare la sua parte nel confronto di idee e nella progettualità con l’amministrazione comunale”. Nel settore del commercio al dettaglio, in Veneto, crescono solo le imprese relative ad applicazioni informatiche e per telecomunicazioni in negozi specializzati; le farmacie; il commercio al dettaglio fuori da negozi, banchi e mercati. Scendono, invece: gli esercizi non specializzati; i prodotti alimentari e bevande; i tabacchi, i distributori di carburante; i prodotti per uso domestico in esercizi specializzati; gli articoli culturali e ricreativi in esercizi specializzati; altri prodotti in esercizi specializzati; il commercio al dettaglio ambulante. Quanto alla parte ricettiva e dei pubblici esercizi, aumentano i servizi di alloggio (chiaro effetto del boom degli affitti brevi), stabili sono gli hotel, crescono i ristoranti, scendono i bar. Una situazione di crisi che secondo la corporazione degli esercenti del centro storico è diventata ancora più grave ed esplosiva dopo la chiusura 24 ore su 24 della Ztl del centro storico, scattata a fine ottobre scorso. Dario Perrucci di Tigella Bella in via Sottoriva non ha dubbi: “La chiusura dei negozi in centro è diventata esponenziale dopo la chiusura totale della Ztl, senza alcuna finestra di accesso, ma soprattutto senza alcun servizio di supporto alle attività: non c’è un trasporto pubblico dedicato, il ponte Nuovo è ancora chiuso per metà e in questi 4 anni di lavori sono ben 6 le attività commerciali che in via Nizza hanno cessato di vivere. Nel 2024 nel mio ristorante, grazie alla chiusura della Ztl negli ultimi due mesi, ho registrato un calo del 40% del fatturato. Senza servizi e senza trasporti, le nostre attività in centro storico sono diventate stagionali. Il solo spostamento dei mercatini di Natale fuori dal centro storico ci ha provocato perdite considerevoli in dicembre. Ora con la bella stagione arriva il turismo di massa, stringiamo i denti, ancora due anni e poi cambierà questa amministrazione che nemmeno risponde alle nostre proposte e non ha volontà di confrontarsi”.

Ztl chiusa? Serve una progettazione. Si propongono sistemi di mobilità integrata per il carico e scarico veloce delle merci

Un tema caldissimo quello della gestione del centro storico che deve coniugare le necessità dei residenti con quelle delle attività commerciali ma anche degli studi professionali. Abbiamo già scritto della migrazione degli studi di avvocati, architetti, commercialisti che si sono spostati fuori dalla Ztl per l’impossibilità di ricevere clientela. E gli appartamenti lasciati vuoti diventano altri bed and breakfast al punto che ci sono intere pulsantiere nei palazzi che non hanno più cognomi ma solo codici delle locazioni turistiche. A questo si aggiungono i provvedimenti di Palazzo Barbieri per nuovi hotel in centro, delibere che stanno dividendo la stessa maggioranza. Tema rovente dunque, sotto tanti aspetti, urbanistici e politici, e proprio domani l’Associazione Giuseppe Barbieri, la Corporazione Esercenti Centro Storico di Verona e Veneto Locatur Associazione Locatori Turistici ed Extralberghiero Veneto presenteranno alcune proposte di collaborazione al Comune per il documento preliminare del piano di assetto territoriale. Si va dalla chiusura alle auto della Ztl ai modelli urbani delle altre città. Ecco una anticipazione delle proposte che saranno presentate domani. “La chiusura alle auto delle Zone a Traffico Limitato (ZTL) è una strategia sempre più adottata in molte città per migliorare la qualità dell’aria, ridurre il rumore e incentivare la mobilità sostenibile. Tuttavia, le decisioni di pedonalizzare e limitare l’accesso delle auto alle ZTL comportano una serie di vantaggi e svantaggi, che dipendono da vari fattori, ma il tutto deve rientrare nella progettazione di una visione del sistema città per intero. Vantaggi della chiusura alle auto delle ZTL: miglioramento della qualità dell’aria, riduzione del rumore, valorizzazione del patrimonio storico e culturale, incremento del turismo e della qualità della vita, promozione della mobilità alternativa. Svantaggi e criticità: disagio per i residenti e i commercianti, aumento del traffico nelle zone limitrofe, difficoltà per le persone con disabilità o ridotta mobilità, problemi economici per alcuni settori, i commercianti necessitano della possibilità di entrare per carico e scarico veloce, al momento questa attività è fortemente limitata dalle nuove disposizioni. Per il futuro PAT e per i futuri PI si propone: ZTL temporanee o parziali, sistemi di mobilità condivisa e trasporto pubblico potenziato, un’altra proposta per limitare il traffico è quella di favorire l’accesso alle ZTL con delle convenzioni/card per incentivare l’uso dei mezzi pubblici o di alternative sostenibili, ma senza una chiusura totale; si propongono inoltre sistemi di mobilità integrata, per Il carico e scarico veloce dei commercianti: potrebbe essere d’esempio il comune di Firenze che rilascia, a ogni attività commerciale del centro storico, due permessi di entrata per carico e scarico senza sosta in loco; prevedere accessi brevi, modello aeroporto, per accompagnare qualcuno o per brevi commissioni, senza sostare all’interno della ZTL, prevedere la possibilità di registrazione di targhe ai ristoranti per le cene così come per gli hotel; si richiede un potenziamento delle piste ciclabili, dei parcheggi e una apertura ad alternative al taxi. Cambierà qualcosa? Mah… MB