L’entrata principale di Palazzo Barbieri che chiude è la metafora di un municipio sempre più indifferente alle richieste e allo sviluppo della città. È l’immagine plastica di un Comune incapace di stare al passo coi tempi, di una classe politica locale che si limita all’ordinaria amministrazione, che si compiace di ciò che la storia ci ha consegnato, l’Arena, il Teatro Romano, i palazzi e le chiese. Le altre grandi città europee, ma anche quelle con meno storia e fascino della nostra, mandano in pensione la vecchia filovia e noi siamo qui invece a mettere le tiràche alle strade. Ovunque, in Italia e all’estero, è un susseguirsi di grandi mostre con ospiti internazionali e Verona riesce nell’impresa di chiudere addirittura in anticipo l’esposizione fotografica nell’atrio di Palazzo Barbieri sulla caduta del muro di Berlino.Il motivo? Pare il pensionamento di uno degli uscieri che prima presidiava l’entrata frontale del municipio.
E però, va detto, quanto a lustro nel mondo ci siamo rifatti con lo spot di Julia Roberts che esce dal negozio di Calzedonia in via Mazzini, un colpaccio! E che dire dell’Arsenale? A Mosca, nel vecchio deposito dei tram – che è grande più o meno tre volte tanto la costruzione voluta dal feldmaresciallo Josef Radetzky – in un paio d’anni hanno allestito spazi per musica dal vivo, vendita di prodotti del territorio, mercati vintage, punti di ritrovo per la cultura: servizi per i cittadini, soldi e prestigio. L’Arsenale sta andando in malora. Vogliamo parlare di Basso Acquar? Una distesa di capannoni abbandonati. Chiedersi se da quel cumulo di macerie non si potrebbero ricavare spazi per piccoli e grandi eventi è una perdita di tempo. Verona capitale europea (ricordate l’ultima campagna elettorale?) che chiude bar e ristoranti a mezzanotte – quando va bene – fa i conti (e li farà sempre di più) con le vere capitali europee, non solo geografiche, dove i locali rimangono aperti 24 ore su 24. Non certo per sballarsi e disturbare la pubblica quiete, ma per bere un the, chiacchierare e magari leggere un buon libro. E Dio solo sa quanto ce ne sarebbe bisogno.
A.G.