Toh: i negozi sono aperti e la gente ci va. «La gente»: ce n’è troppa «in giro», strillano sui social gli stessi che sono in giro e che la fotografano, questa «gente». I sindaci, più per non dispiacere le categorie produttive (tanti potenziali elettorali), che per convinzione o e coraggio, aprono le ztl e, guarda un po’, i cittadini vanno a passeggiare in centro. Lo fanno soprattutto nel fine settimana ché, novità, tanta gente è libera dal lavoro, persino da quello “smart”. «In centro c’è troppa gente, assembramenti folli», sbottano gli amministratori pubblici, come fossero piovuti da Marte. Ci dicono che possiamo fare una cosa, in alcuni casi persino ci incentivano – Di Maio ce lo «permette» – noi la facciamo, ma poi ci ammoniscono che non andava fatta. Per fortuna – fortuna loro non certo nostra – ora ci penserà il governo a rimetterci tutti agli arresti domiciliari, così chi amministra i territori potrà di nuovo scaricare la colpa sui «politici del Palazzo». Il virus, oltre che i polmoni, ha intaccato parecchie teste. Sabato e domenica ce n’era di gente in città, a Verona. Tanta, ma non quanta cerca di farci credere chi non aspetta altro che Conte blocchi di nuovo il Paese per scrollarsi i problemi. Ma evviva, Verona è la quarta città per qualità della vita! Quale vita? Ristoratori e negozianti hanno fatto i salti mortali per adeguarsi alle norme anti-Covid e poi sono stati chiusi, se non del tutto quasi. Camminiamo per strada tutti con le mascherine, salvo i soliti fessi, e alle 9 di sera dobbiamo correre a prendere l’auto per tornare a casa prima del coprifuoco. Finiamola di raccontare che la colpa del contagio è «della gente». La colpa è soprattutto di chi, sinistra, destra, centro, a Roma tanto quanto nei nostri municipi non è riuscito a mantenere un senso della misura tale da far conciliare salute, lavoro e vita. Di più: nelle ultime ore il ministro Boccia ha affermato che in questo momento il lavoro non può essere tutelato. D’accordo, allora cambiate l’articolo 1 della Costituzione. «Ma di cosa vi lamentate?», ci chiedono provocatoriamente. «La Merkel ha chiuso la Germania!», argomentano. È vero, ma la Merkel indennizza direttamente sul conto corrente il 90% delle perdite. Noi stiamo a casa, va bene: voi ci mandate i soldi e ci abbassate le bollette? Per iniziare basterebbero quelle di luce, acqua, gas e spazzatura.
“Ho visto scene vomitevoli, uno schifo”
Zaia ha commentato anche l’ipotetico lockdown nazionale: “Indennizzi almeno al 60%”
“Ho visto uno spettacolo immondo: nonostante la crisi, il collasso della sanità, non si sono fermati i serpentoni ad Asiago, l’assalto alle città”. Luca Zaia è sbottato. Il presidente del Veneto, in conferenza stampa, si è concentrato sugli assembramenti del fine settimana. “ll sindaco di Treviso ha dovuto transennare la città ieri pomeriggio: ai varchi si sono contate 50 mila persone quando nel centro vivono in 8.500 e 80 mila in tutto il comune. E’ un mondo vomitevole – ha aggiunto – una cultura strisciante e non imperante secondo la quale questo è il virus dei vecchi e che se la vedano loro”. E ancora, Zaia: “Il divieto degli assembramenti non è per Dpcm, ma per una legge del 16 maggio scorso. Dovremmo fare un’ordinanza che impone questa legge? E poi, i controlli”, si è chiesto, “chi li deve fare? Alla luce di tutto quello a cui sto assistendo dico che è arduo vincere la battaglia. Non si può se manca la collaborazione dei cittadini”. Secco anche sulla denuncia del Pd del Veneto per gli obitori pieni negli ospedali di Treviso e Montebelluna: “Delle situazioni delle camere mortuarie non ne so nulla. Se muoiono, purtroppo, tante persone e la camera mortuaria, come l’ospedale, è ridimensionata per gli standard finisce che la camera mortuaria va in saturazione. Mi sembra anche comprensibile che se ci sono più morti dei posti disponibili, la camera mortuaria va in congestione”. Poi il governatore ha fatto il punto sulla situzione epidemiologica. “La pressione sanitaria in Veneto a causa del Covid c’è, ma la situazione è sotto controllo. Gli operatori stanno facendo un lavoro ciclopico. Le terapie intensive sono 17 in più rispetto al picco dell’1 aprile scorso (356 contro le 373), ma i ricoveri sono cresciuti di un terzo rispetto al numero massimo del 31 marzo: 2028 contro i 3267 di oggi. Verona è la maglia nera del Veneto – ha osservato Zaia – e avrà una contrazione del 30% sulle prestazioni ordinarie. Treviso ha meno posti in terapia intensiva tra quelli attivati, poi rimangono quelli da mettere in funzione. Belluno era in discesa e adesso ha ripreso a salire, Rovigo è stabile e Venezia ha virato verso il basso, Padova resta ai limiti della fascia 5. Tutte le Ulssl”, ha concluso, “sono nella parte alta della curva che, prima o poi andrà giù. Per ora siamo riusciti a garantire le cure a tutti”. Lockdown in stile tedesco? “A quel punto però servirebbero i ristori. Non dico al 90% come ha garantito la Merkel, ma quantomeno al 60”.
Si va verso un’Italia interamente rossa
Il Governo sta rivedendo i piani, dopo gli assembramenti selvaggi “ammirati” ieri
Una sorta di lockdown con misure da consolidare e possibilmente estendere e rafforzare per tutto il periodo di Natale. È la richiesta avanzata, secondo quanto si apprende, dagli esperti del Cts che stamane hanno incontrato con il presidente del consiglio Giuseppe Conte e i capi delegazione. Si profila un’Italia “zona rossa”, almeno durante i giorni più “caldi” delle festività.
La necessità di una nuova stretta, è stato spiegato dai tecnici, è legata all’impossibilità da un lato di un controllo capillare del territorio e dall’altro a dati ancora «preoccupanti», con un’incidenza dei nuovi casi ancora troppo alta (nell’ultimo monitoraggio era di 193 ogni 100 mila abitanti, quando dovrebbe essere a 50 ogni 100 mila per poter garantire il tracciamento). L’Italia, hanno notare, ha anche un numero di morti giornaliero che supera quello della Germania – che ha però 20 milioni di abitanti in più -, e oltre metà del paese con le strutture sanitarie ancora sotto stress. Dunque, è la conclusione, «bisogna estendere le misure, altrimenti a gennaio saremo nei guai».
Occorre «serrare i ranghi per vincere un nemico invisibile che è ancora fra noi, questa battaglia richiede forte spirito di unità e leale collaborazione fra tutti i livelli istituzionali, solida cooperazione internazionale per aiutarci l’un l’altro ad abbattere la circolazione del virus e pianificare un’efficace distribuzione vaccini nel 2021».
Il Cts sollecita una stretta dei provvedimenti anti Covid duarante le feste di fine anno. “Servono misure più rigide, estese a livello nazionale, per evitare che le vacanze di Natale si trasformino nella premessa di una devastante terza ondata a gennaio”, avrebbero ribadito gli esperti del Comitato tecnico-scientifico avrebbero ribadito al Governo nella riunione con il premier Conte e i capigruppo.Gli scienziati avrebbero ripetuto la contrarietà ad allentare le restrizioni, in particolare gli spostamenti tra Comuni, sottolineando invece la necessità di stringere le maglie nei giorni più a rischio delle ferie natalizie, specie dopo le immagini degli assembramenti di ieri nelle città italiane.
I numeri, è il ragionamento dei tecnici, non consentono rilassatezze e sono ben diversi da quelli che si registravano all’inizio dell’estate, quando le riaperture trovarono una curva epidemica ridotta ai minimi termini. Oggi che l’incidenza è ancora altissima, 193 casi per 100mila abitanti (quando la soglia ritenuta di rischio è 50), e il tracciamento dei contatti è di fatto saltato da due mesi (senza contare un sistema sanitario ancora sotto stress), non è pensabile, secondo gli esperti, dare il segnale di un’apertura generalizzata che renderebbe oltretutto impossibile, come si è visto ieri, il controllo capillare in vie e piazze, nonchè sui mezzi pubblici per evitare sovraffollamenti.
Quindi è prevedibile un nuovo dpcm che impedisca le folle oceaniche viste ieri in tutte le città italiane. La serrata potrebbe scattare da domenica prossima.