I dati sulla disoccupazione femminile, sull’abbandono del lavoro da parte delle neo-mamme, sulla natalità sempre più ridotta e sull’invecchiamento della popolazione nel nostro Paese sono impietosi. Le difficoltà di organizzare i presidi sanitari di prossimità, i trasporti scolastici e gli altri servizi alla persona mostrano un Paese incapace di trovare soluzioni per favorire un vero bilanciamento tra il lavoro e la vita delle persone.
Eppure, ci sono esperienze positive cui guardare. Sono le aziende, sempre più numerose, che scelgono di adottare politiche di conciliazione nella propria organizzazione: esempi cui guarda anche il Ministero per le Pari Opportunità, Elena Bonetti che ha consegnato il riconoscimento insieme con il capo Dipartimento Politiche della famiglia Ilaria Antonini, l’assessore della Provincia autonoma di Trento Stefania Segnana e il capo Dipartimento del personale della Presidenza del Consiglio dei Ministri Francesca Gagliarducci. Una di queste è Vecomp, azienda veronese con oltre 60 dipendenti specializzata in soluzioni informatiche per imprese e studi professionali, che festeggia in queste settimane i 40 anni dalla fondazione. Vecomp ha ricevuto, unica azienda veronese inserita fra 45 organizzazioni private e pubbliche, ha ricevuto il certificato Family Audit Executive, che attesta la capacità di intraprendere azioni di conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro.
“Nel percorso che contrassegna questa certificazione abbiamo impostato un triennio in cui, affiancati da una consulente, abbiamo realizzato un piano aziendale ispirato allo sviluppo organizzativo dell’azienda e alla volontà di rispondere alle esigenze manifestate dai dipendenti”, sottolinea Sara Battistin, che in Vecomp è responsabile Qualità e referente del Progetto Family Audit. Quindi non qualcosa calato dall’alto, “ma un’attenta attività di ascolto e condivisione tra i collaboratori, veri protagonisti di questa evoluzione.”
Il Family Audit ha infatti come obiettivo il favorire un cambiamento organizzativo nelle aziende che l’hanno adottato: orari più flessibili, meno burocrazia, miglioramento della comunicazione interna, valorizzazione delle competenze, introduzione di strumenti di welfare aziendale. Anche se da sola la certificazione non basta. Come spiega Massimo Sbardelaro, fondatore e titolare di Vecomp, “il Family Audit ci ha aiutato a renderci conto di quanti fattori di conciliazione in realtà stessimo già utilizzando, e li abbiamo messi a sistema. Da oltre vent’anni in azienda favoriamo il part-time per chi lo richiede, investiamo su un ambiente smart, in cui sia bello e funzionale lavorare. Invito i miei collaboratori a momenti culturali organizzati nella sede di Vecomp, sosteniamo scuole e attività educative. Ben prima della pandemia, abbiamo lanciato lo smart working come una delle modalità di lavoro tra cui ogni collaboratore poteva scegliere. Certamente la certificazione ci ha poi stimolato a sviluppare nuove idee e soluzioni, soprattutto facendoci conoscere nuovi modelli e diverse esperienze di conciliazione”.