“Negli ultimi anni, con l’avvento del cambiamento climatico, Corvina, Corvinone e Rondinella, i nostri vitigni autoctoni, che danno le uve per l’Amarone, avevano dato prova di una maturazione più corretta. In quest’annata torrida hanno dimostrato resilienza anche nella fase di appassimento, seppur da noi controllato, sviluppando la tradizionale muffa nobile botrytis, prezioso elemento che dà unicità ai nostri vini”. Ad affermarlo è Daniele Accordini, dg ed enologo di Cantina Valpolicella Negrar, che all’inizio del mese ha dato il via alla pigiatura delle uve per l’Amarone, azione autorizzata dal 3 novembre dalla Regione Veneto, su richiesta del Consorzio di tutela. Dunque, circa un mese prima rispetto alla consuetudine, causa le alte temperature che quest’anno hanno influito sulle varie fasi del ciclo vegetativo della vite, anticipandole tutte. “E’ un’annata da vini rossi”, aggiunge Accordini, rivelando concentrazioni di zucchero inusuali (13% al naturale) e un buon contenuto di polisaccaridi. Nonostante si fosse temuto il peggio, grazie anche ad un recupero pluviale a fine agosto, la denominazione non è andata in crisi. La mancanza d’acqua, elemento imprescindibile per ottenere qualità, rende sempre più necessaria l’irrigazione di soccorso nella viticoltura di pianura, ma la Valpolicella ha dimostrato di essere preparata a questa evenienza nella maggior parte dei casi. “Ci preserva e salva il territorio, insieme all’alta professionalità raggiunta nella tecnica viticola ed enologica. Il mercato ci sceglie per l’unicità della produzione e la qualità, che riusciamo a garantire: vini buoni ci sono un po’ ovunque, ma la Valpolicella è la sola denominazione a destinare il 50% dell’intera raccolta all’appassimento, per la produzione dell’unico passito rosso secco al mondo, l’Amarone, tra le prime cinque denominazioni del vino italiano”, ribadisce Accordini. Un “bene culturale” da preservare. L’impegno di Cantina Valpolicella Negrar nella valorizzazione dell’appassimento è continuo nel tempo, tanto che fin dal 2014 si era fatta promotrice, insieme a Comune di Negrar e al Consorzio di tutela, della candidatura di questa tecnica millenaria a bene immateriale dell’Umanità Unesco, traguardo oggi sempre più concreto. “Una pratica di cui la denominazione ha la più approfondita conoscenza al mondo e di cui la Cantina è un punto di riferimento. Basti pensare che nel 1990 mettevamo in appassimento 4 mila quintali di uve, oggi oltre 30 mila, ed il cui valore storico-culturale, oltre che identitario, è indiscutibile”, afferma Accordini, a guida della Cantina, che ha vinto per cinque volte il primo posto nella Top 20 Weinwirtschaft, la classifica delle migliori coop del vino italiane, altoatesine escluse. Cantina Valpolicella Negrar conta 244 famiglie socie che coltivano oltre 700 ettari di vigneti ubicati in prevalenza nelle colline della Valpolicella Classica e in zone veronesi Doc. E’ il primo produttore di vini bio per estensione di vigneti in Valpolicella (150 ha), ora anche nel territorio del Bardolino. Negli anni Trenta del Novecento, è stata la prima cantina della Valpolicella ad aver etichettato e lanciato commercialmente una bottiglia di Amarone con la dicitura “Amarone Extra della Valpolicella”.