Vajont23, azione corale di teatro civile Teatro Stabile Veneto ricorda l’anniversario della tragedia. A cura di Marco Paolini

ROME, ITALY - OCTOBER 27: Marco Paolini attends a photocall for 'La Pelle Dell'Orso' on October 27, 2016 in Rome, Italy. (Photo by Camilla Morandi - Corbis/Corbis via Getty Images)

Trent’anni fa Il racconto del Vajont era la voce e il corpo di Marco Paolini. La sera di lunedì 9 ottobre 2023, nel 60esimo anniversario della tragedia del Vajont che costò la vita a 2000 persone, diventerà VajontS 23, azione corale di teatro civile messa in scena in contemporanea in 130 teatri dall’Alto Adige alla Sicilia e anche all’estero. Venezia e Padova comprese.
Il TSV – Teatro Nazionale prenderà parte a questo rito collettivo con due serate ospitate al Teatro Goldoni di Venezia e al Teatro Verdi di Padova coordinate da Marco Paolini. A Venezia sarà Sandra Mangini a coordinare un cast di primo piano composto da Ottavia Piccolo, Carlo & Giorgio, Maria Roveran, Gianmarco Busetto, Eleonora Fuser, Luciano Roman, Giacomo Rossetto, Anna Tringali e con un secondo gruppo di allieve e allievi del II anno dell’Accademia Teatrale Carlo Goldoni, mentre a Padova Giuliana Musso curerà la messa in scena con nomi del panorama veneto quali Angelica Leo, Maria Grazia Mandruzzato, Gianluigi Meggiorin, Martina Pittarello, Diego Ribon, Stefano Scandaletti, Sandra Toffolatti, con le allieve e gli allievi del II anno dell’Accademia Teatrale Carlo Goldoni e l’introduzione di Telmo Pievani. La storia del Vajont riscritta, 25 anni dopo il racconto televisivo, da Marco Paolini con la collaborazione di Marco Martinelli, non è più solo un racconto di memoria e di denuncia sociale, ma diventa una sveglia. Un racconto pronto a fermarsi alle 22.39, l’ora in cui la montagna franò nella diga, e a moltiplicarsi in un coro di tanti racconti per richiamare l’attenzione su quel che potrebbe ancora accadere. A maggior ragione in tempo di crisi climatica che non ammette inerzie o mancati calcoli del rischio.
In tutta Italia grandi attori e allievi delle scuole di teatro, teatri stabili e compagnie di teatro di ricerca, musicisti e danzatori, maestranze, personale e spettatori arruolati come lettori si riuniranno nei posti più diversi, dai grandi teatri a scuole, chiese, centri civici, biblioteche, piazze di quartiere, dighe e centri parrocchiali. Ciascuno porterà in scena un proprio allestimento di VajontS23 a partire dalle peculiarità del territorio. E poi, tutti si fermeranno alle 22.39, l’ora in cui la montagna franò nella diga.

VajontS 23 sarà come un canovaccio. Ci sarà chi lo metterà in scena integralmente, chi lo userà come uno spunto e lo legherà alle tante tragedie annunciate che si sono succedute dal 1963 a oggi: in Toscana l’alluvione di Firenze del 1966, in Piemonte si racconterà di quando il Po e il Tanaro esondarono nel 1994, in Veneto delle alluvioni del 1966 e del 2010, in Campania della frana di Sarno del 1998, in Friuli degli incendi del Carso nel 2022, in Alto Adige della valanga della Marmolada del 3 luglio del 2022 e in Romagna dell’alluvione di maggio.