Vade retro, mafia Parla il colonnello Paolo Storoni, il comandante della Divisione Antimafia. Un’analisi chiara della situazione, che anche a Verona presenta “zone grigie” che vanno affrontate con determinazione

Raffaele Tomelleri

Due ore fitte, piene di concetti, pensieri, idee. Di domande, lasciate per forza a metà. Domande senza risposta, “..perchè le risposte le dobbiamo dare noi”, spiega il colonnello Storoni, 50 anni, numero 1 della Dia, Divisione antimafia del Triveneto.
“ La mafia? Qui da noi non c’è…”. Gli buttiamo lì la provocazione, una frase sentita chissà quante volte negli ultimi tempi. “No, vorrei tanto pensarla così, ma la mafia c’è, eccome se c’è. E’ presente, trasversale, diversa da come se l’immagina lei e da come la pensa l’uomo della strada. Qui per troppo tempo s’è negato il discorso della mafia e s’è perso del tempo prezioso”.
Il colonnello Storoni si alza, lo farà parecchie volte. Disegna su ‘un’ipotetica lavagna, i suoi pensieri. “Vede, qualche settimana fa il Presidente della Repubblica Mattarella ha pronunciato una frase che fotografa la realtà: “O di qua, o di là” ha detto. “O la combatti, oppure la condividi”. La mafia è così, non c’è una zona grigia, questo dev’essere il primo pensiero di tutti. O la combattiamo tutti insieme, oppure sarà sempre durissima, la battaglia. Perchè nel silenzio, nella paura, nel voltarsi dall’altra parte, diamo alla mafia un enorme vantaggio”.
E’ cambiata, ripete più volte. Usa un aggettivo, per descriverla ancora meglio: “E’ camaleontica” aggiunge. Ha cambiato pelle, “…da tempo, ormai. Ha scelto il basso profilo, non cerca più il contrasto sociale, come accadeva ai tempi delle stragi. No, oggi è diverso”.
E’ cambiato anche il terreno, sul quale si gioca la partita. “Oggi la mafia è nell’impresa, negli appalti, nella gestione dei rifiuti. Nella logistica, nell’edilizia. Oggi il mafioso cerca l’investimento giusto. E considerate che ha avuto uno straordinario aiuto dagli effetti della pandemia che hanno messo in ginocchio migliaia di aziende. E mentre le banche stentano a dare aiuti, “l’impresa-Mafia” ha grandi capitali. Disponibili. Sempre. E allora, che succede, tante volte? L’imprenditore accetta l’aiuto, pensa di poterlo in qualche modocontrollare, ma quando entri in quel giro sei finito. L’usura è uno dei terreni sui quali la mafia prospera…”.
E questi grandi capitali, da dove vengono? Il colonnello Storonisi alza ancora una volta, va alla finestra, guarda fuori. “Lei pensi a prostituzione, al traffico di droga, ad esempio? Non se ne parla molto, vero? Eppure, non sono fenomeni scomparsi, anzi. La droga, ad esempio, è in continuo aumento. E’ persino ricomparsa l’eroina, che poi è la cocaina dei poveri. Tutto in mano alle mafie, che da lì traggono risorse da investire ai piani più alti”.
Dice che ci sono tanti segnali indicatori, tanti spazi nei quali infiltrarsi. “Esempi? Lei pensi alle variazioni societarie, quando ce ne sono troppe, ravvicinate, ad esempio. E anche la politica deve fare molta attenzione. Quando nomina rappresentati in taluni Enti, ad esempio. Tu devi conoscere bene chi indichi, non basta un nome. Devo conoscerne storia, serietà, eccetera eccetera. Lì, non indichi solo un nome, c’è una persona e se è “sbagliata”…
Ne parla volentieri, il colonnello Storoni. “Ne parlo perchè dobbiamo parlarne, non averne paura. La mafia va affrontata su tre terreni diversi, mi vengono in mente le cose che dicevano Falcone e Borsellino. Prima di tutto, un discorso culturale, che significa conoscenza del fenomeno, a tutti i livelli. Poi c’è l’aspetto giudiziario, ovviamente. Infine,quello preventivo. E qui l’informazione è fondamentale. Non si può nascondere la verità, se lei mi chiede, a Verona c’è? Io le rispondo, sì, c’è, da molti anni, ma per troppo tempo, come abbiamo detto, abbiamo nascosto la testa sotto la sabbia”.
Parla di consapevolezza diversa, rispetto a qualche tempo fa. Di un atteggiamento che è cambiato, da parte di tutti, compreso lo Stato, di una totale sintonia con la Dia di Venezia e Trento. “Guardi, per anni, probabilmente, siamo andati a una velocità nettamente inferiore a quello della mafia. Eravamo lenti, si arrivava dopo a capire certe realtà e le ragioni di certe cose che accadevano o non accadevano. Oggi, è diverso e forse lo è anche perchè c’è chi ne parla, chi ha il coraggio di guardare in faccia la realtà, chi non si chiama più fuori”.
Non racconta solo di mafia. Sparge coraggio, anche ottimismo, sorride quando glielo chiediamo. “Certo, ci credo, eccome se ci credo”. Già, sarebbe come chiedere a un chirurgo se è ottimista rispetto all’intervento che lo aspetta. “Sono ottimista perchè ho visto e vedo atteggiamenti diversi. Più attenzione da parte di tutti. E’ questa consapevolezza diversa, che ci fa pensare a una battaglia da vincere. Se noi abbiamo messo a fuoco, e l’abbiamo fatto, i diversi piani, le carte diverse che si gioca la mafia, sappiamo come affrontarla. Ma, inutile dirlo, c’è bisogno di tutti, nessuno escluso. Nessuno può chiamarsi fuori. Ricordiamoci le parole del presidente Mattarella. O bianco, o nero”. Il grigio non esiste.
R.Tom.

Anche l’informazione deve fare la sua parte

“Nessuno escluso” osserva più volte il colonnello Storoni. Nessuno, neppure l’informazione, che può essere un veicolo importante, un mezzo per diffondere quella “cultura”, quella “conoscenza” del fenomeno che fino a qualche tempo fa, forse, abbiamo pensato lontano. “La mafia a Verona? Ma dai…Quella è roba del sud”. No, non è più così, anzi. Il colonnello Storoni l’ha spiegato chiaro, ce l’ha detto senza se e senza ma. “La mafia c’è ed è diventata forte proprio per questo”. Perchè noi, in fondo, siamo così, “viviamo e lasciamo vivere”, ma forse anche troppo. E per troppo tempo, probabilmente, abbiamo osservato certe cose, senza “pesarle” veramente per quello che erano. “Non è più possibile farlo”, ha detto ancora Storoni. “Parliamone, parlatene, teniamo alta la guardia, dritte le antenne”.
E’ quello che vogliamo fare anche noi, ma che tutti, in questo campo, devono sentirsi chiamati a fare. Certo, con le carte che abbiamo da giocare, con la serietà, l’onestà, l’etica che distingue la nostra professione. Da adesso abbiamo un osservatore in più, il colonnello Storoni. “Io ci credo” ripete. Ci crediamo anche noi.