Mentre “no-vax”, terrapiattisti e altri cervelli da sempre in quarantena sostengono che nei mesi scorsi vaccinare a tappeto contro la meningite bergamaschi e bresciani abbia favorito il proliferare del Coronavirus, noi umili cronisti convinti della sfericità del globo ci poniamo una semplice domanda: chi si è sottoposto al normale vaccino antinfluenzale reagisce meglio al maledetto Covid-19?
Il professor Massimo Galli, direttore responsabile del reparto di malattie infettive dell’ospedale “Sacco” di Milano, ha detto che attualmente esistono due studi e che l’uno contraddice l’altro. Da ciò, pur non potendone ricavare nulla di certo, si capisce che la questione non è così peregrina, anzi, è la stessa comunità scientifica a porsela. Giuseppe Remuzzi, direttore dell’istituto milanese di ricerche farmacologiche “Mario Negri”, ha affermato che «c’è qualche dato che suggerisce che forse conferisce qualche protezione. Non quella totale che conferirà il vaccino per il Coronavirus» ha tenuto a precisare «ma può essere che quello antinfluenzale contrasti la nascita di una patologia più grave. I nostri ricercatori, in collaborazione con quelli del Policlinico di Milano, dell’ospedale di Bergamo e di altre strutture, lo stanno studiando. Noi» ha concluso il professor Remuzzi «andremo a vedere com’è l’evoluzione clinica di chi ha fatto la vaccinazione antinfluenzale, e terminato questo studio avremo la risposta».
DIBATTITO SERRATO
Anche l’Istituto superiore di sanità è possibilista. Il presidente, il virologo Silvio Brusaferro, ha ammesso che i loro esperti stanno studiando le possibili correlazioni tra il Covid-19 e la profilassi anti-influenzale. Il sito del ministero della Salute, ovviamente, chiarisce che per ora non esiste alcun antidoto contro il “Corona”, e però evidenzia un elemento che spesso in questo primo mese d’emergenza non è stato sottolineato a sufficienza nelle decine di talk-show quotidiani. «La vaccinazione antinfluenzale è fortemente raccomandata perché rende più facile e rapida la distinzione tra le due infezioni, portando precocemente all’isolamento di eventuali casi di Coronavirus». Pure la ricercatrice Ilaria Capua è cauta sulla questione, ma osserva: «Evitare di ammalarsi d’influenza rende l’organismo maggiormente in grado di reagire a un’eventuale infezione da Covid-19. Anche le influenze possono dare polmonite. Sarebbe interessante analizzare il tasso di copertura vaccinale per influenza e stratificarlo per i ricoveri gravi da Coronavirus».
PREVENZIONE
Già prima dell’insorgere dell’emergenza, Silvestro Scotti, segretario della Federazione di medicina generale, invitava a vaccinarsi: «Riduce la circolazione dell’influenza, crea meno casi, meno pressione sul sistema sanitario che può così concentrarsi su eventuali infezioni da Coronavirus. La vaccinazione antinfluenzale rende la diagnosi più facile rapida, e porta all’isolamento dei casi sospetti».
Parlano gli esperti
Riportiamo (dal settimanale Io Donna) le considerazioni di Marco Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova: «La broncopolmonite è causata da virus o batteri. Tra i primi il più frequente è il virus dell’influenza (A e B), seguito da quelli parainfluenzali, metapneuomorivus e adenovirus. Tra i batteri il primo è lo pneumococco, che precede Haemophilus influenzae la Legionella. I vaccini» ha evidenziato il professor Bassetti «tutelano dai tre agenti principali: influenza, pneumococco e Haemophilus». Alla domanda se abbia senso vaccinarsi prima dei 65 anni contro la polmonite (nei casi più gravi conseguenza del “Corona”), Bassetti ha risposto che «è un investimento di salute, perciò chi fuma, soffre di bronchiti, viaggia molto, chi insegna o si occupa di persone anziane dovrebbe parlarne col medico». C’è però anche chi tiene ben separati il Covid-19 e il vaccino “tradizionale”, chi tende a non mescolare i due temi, come Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università di Milano: «Si tratta di un virus totalmente nuovo, quindi nessuno, compresi i vaccinati contro la normale influenza, può avere anticorpi specifici». Alcuni esperti escludono categoricamente che la “tradizionale” profilassi antinfluenzale possa attenuare in modo significato l’impatto del “Corona”. L’unica tragica certezza, qui in Italia, almeno per ora è che nonc’è verso di bloccare il virus.