Vaccinazione problematica: convocato un defunto da 8 anni Tra 10 giorni in 300 in terapia intensiva. Il dg della sanità Flor: “Vergognoso rifiutare Astrazeneca mentre c’è chi aspetta”

Ancora contrattempi. E’ chiaro che qualche problema – forse più di uno – nella campagna vaccinale c’è anche in Veneto, e il fatto che il resto d’Italia non sia messo me­glio, anzi, non può certo es­sere una giustificazione. Og­gi il punto della situazione l’ha fatto l’assessore regionale alla Sanità Manuela Lan­zarin. Il presidente Luc­a Zaia era impegnato in una se­rie di telefonate coi colleghi e con esponenti di governo. “E’ stata una mattinata di riunioni”, ha spiegato Lanzarin. “Un’ora fa ci hanno confermato l’arrivo di 83mila dosi di Pfizer ed entro la fine della settimana do­vrebbe arrivare anche qualche scorta di Mo­derna. Ieri sono state effettuate 17.224” iniezioni La regione sta cercando di coinvolgere nella somministrazione delle dosi il maggior numero di professionisti possibile: “Con gli odontoiatri stiamo dialogando per capire se possano entrare nei nostri punti vaccinali, e va avanti il dialogo anche con gli specializzandi. Con le farmacie, che incontrerò domani alle due e mezza”, ha informato l’assessore alla Sanità, “per i per i potenziamenti dei sistemi di prenotazione sia per il coinvolgimento nella cam­pagna vaccinale”. A oggi sono 640.456 le iniezioni effettuate in Veneto. Le persone che han­no completato il ciclo sono 203.789. Capitolo immunità di gregge: quando ci arriveremo? “E’ lontana, ma dipende dalle dosi di vaccino che arrivano”. ha sottolineato Lanzarin. “Noi abbiamo 58 punti vaccinali in Veneto, abbiamo un piano per fare 50 mila vaccini al giorno, poi vanno messe in conto le aziende che vogliono partecipare alla vaccinazione dei dipendenti, mettendo in moto tutto pot­remmo aumentare molto la capacità vaccinale, ma tutto dipende dalle do­­si che arriveranno, lo ripeto. Mi sento di dire che anche se ci sono stati disguidi e ritardi, chi non è stato ancora chiamato verrà convocato presto. Le aziende sa­nitarie stanno po­tenziando i propri sistemi per venire in­contro alle esigenze dei cittadini”. Intanto il bollettino fa paura. Ne ha parlato il dottor Paolo Rosi, coordinatore del Comitato di crisi Emergenza Covid. “A febbraio abbiamo avuto in terapia in­tensiva dai 5 agli 8-9 nuovi pa­zienti al giorno. A partire dalla seconda settimana di marzo ne ab­biamo 20 al giorno, con picchi fino a 26 pazienti. Ciò significa che la media dei nuovi ingressi in terapia intensiva supera le dimissioni e l’an­damento dell­a salita di questo dato è lineare. Se questo non cambia a fine mese avremo 300 pazienti circa ri­coverati in terapia intensiva. Abbiamo dovuto aumentare i posti letto operativi, siamo arrivati a 600 posti attivi, riducendo le attività non essenziali negli ospedali. Abbiamo un margine di 90 posti letto liberi al giorno. Abbiamo analizzato i dati sui pazienti ricoverati in terapia intensiva: per le fasce di età si sono ridotti gli ultra 80enni, e questo è conseguenza della vaccinazione, aumentata la fascia tra 60 e 69 anni (37%). Rispetto ai ricoveri ordinari”, ha aggiunto Rosi, “l’entrata in terapia intensiva resta sull’11%, resta quindi uguale a quella dell’ondata precedente. Solo il 30% arriva da casa e finisce direttamente in terapia intensiva, il 30% entra nei primi tre giorni di ricovero, l’85% entra nella prima settimana di ricovero. In sintesi non ci sono grandi differenze rispetto alla seconda ondata sugli ingressi in terapia intensiva, se non il fatto che la crescita sia un po’ meno ripida, ma comunque teniamo tutto sotto osservazione e controllo”. Il direttore generale della sanità del Veneto, Lu­ciano Flor, è stato lapidario sul caso Astrazeneca: “Trovo vergognoso che le persone che si possono vaccinare rifiutino, mentre ne abbiamo migliaia che ogni giorno ci chiedono di essere vaccinate”.