Si celebra oggi la 34esima Giornata Mondiale contro l’Aids, una delle malattie con le quali ancora stiamo facendo i conti e che continua a mietere vittime. Nel mondo si contano circa 36,7 milioni di infettati che hanno contratto il virus dell’Hiv, oltre 35 milioni invece, i decessi causati dall’Aids. Secondo i recenti dati dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 2019 in Italia sono state effettuate 2.531 nuove diagnosi di infezione da Hiv, pari a 4,2 nuovi casi per 100 mila residenti. L’incidenza è lievemente inferiore a quella media osservata tra le nazioni dell’Unione Europea (4,7 nuovi casi per 100 mila). Dal 2012 si osserva una diminuzione dei casi per tutte le modalità di trasmissione. Nel 2019, inoltre, la proporzione di nuovi casi attribuibile a trasmissione eterosessuale era 42% (25% maschi e 17% femmine), quella in maschi omosessuali 42%, e quella attribuibile a persone che fanno uso di droghe per via iniettiva 6%. Aumenta però la quota di persone a cui viene diagnosticata tardivamente l’infezione da Hiv (con bassi CD4 o presenza di sintomi): nel 2019 due-terzi dei maschi eterosessuali e oltre la metà delle femmine con nuova diagnosi Hiv sono stati diagnosticati tardivamente.
L’ANALISI
“Emergono 3 punti chiave – sottolinea Barbara Suligoi, direttore Centro Operativo AIDS ISS – Diminuiscono le nuove diagnosi Hiv in Italia, 2.500 circa, e l’incidenza maggiore è tra i giovani tra 25 e 29 anni. Due persone su 3 che si scoprono sieropositive arrivano tardi alla diagnosi con un sistema immunitario già compromesso. Questo significa che tutt’oggi c’è una bassa percezione del rischio e del pericolo Hiv sempre attuale attraverso i rapporti sessuali non protetti. Ecco la necessità di campagne mirate e l’importanza dell’uso del profilattico e l’effettuazione del test HIV nelle varie forme (test rapidi, strutture sanitarie, lab mobile, farmacie), in pieno anonimato”.
LE NUOVE INFEZIONI
Il Registro Nazionale Aids nell’ultimo anno ha ricevuto 571 segnalazioni di nuovi casi. Il 70% di quelli segnalati nel 2019 era costituito da persone che non sapevano di essere positive. Le classi di età numericamente più rappresentate sono 30-39 anni (27,4% dei casi delle nuove diagnosi di infezione da Hiv) con un’incidenza di 9,8% nuovi casi per 100 mila residenti, e 40-49 anni. Le persone che nel 2019 hanno scoperto di essere positive erano maschi nell’80% dei casi. L’età mediana era di 40 anni per i maschi e di 39 anni per le femmine. L’incidenza più alta è stata osservata tra le persone di 25-29 anni e di 30-39; in queste fasce di età l’incidenza nei maschi era 4 volte superiore a quelle delle femmine. Nel 2019, la maggior parte delle nuove diagnosi di infezione da Hiv era attribuibile a rapporti sessuali non protetti da preservativo, che costituivano l’84,5% di tutte le segnalazioni.
COSA CAMBIA
Diversamente dagli anni precedenti, in cui erano preponderanti le diagnosi associate a trasmissione eterosessuale, nel 2019, per la prima volta, la quota di nuove diagnosi HIV attribuibili a rapporti tra uomini era pari a quella ascrivibile a rapporti eterosessuali. I casi attribuibili a trasmissione eterosessuale erano costituiti per il 59,6% da maschi e per il 40,4% da femmine.
LE REGIONI PIU’ COLPITE
Rispetto al 1999, è aumentata in modo rilevante la quota di casi di età uguale e oltre i 40 anni: per i maschi dal 35,9% nel 1998 al 74,2% nel 2019 e per le femmine dal 26,0% nel 1998 al 68,5% nel 2019. Tra le regioni italiane con un numero superiore a un milione e mezzo di abitanti, le incidenze più alte sono state registrate in Lazio, Toscana e Liguria. Purtroppo non esiste solo il Covid.