Hostaria, la sagra del vino che ha animato il centro nel fine settimana, ha riscosso un buon successo. Prevedibile, considerando anche la gradevole ottobrata. Bravi gli organizzatori, un po’ meno chi, traboccante di nettare, ha trasformato le viuzze in maleodoranti rivoli. Incivili! Verona però potrebbe, e dovrebbe essere anche molto altro oltre a sbronze e mal di testa tipici del day after: grandi mostre, manifestazioni culturali (e non una tantum), ampliando anche lo sguardo, con novità e coraggio. Per bere un aperitivo, ma anche due, il modo e il tempo si trovano sempre. A Rovigo, ad esempio, in queste settimane Palazzo Roverella ospita “Giapponismo”, un percorso di grande fascino ed eleganza che attraverso le opere di straordinari artisti quali Van Gogh, Gauguin, De Nittis, Degas e Bonnard, esalta le suggestioni e le innovazioni che il Sol Levante ha regalato alla cultura occidentale. È un successo di pubblico, gente che poi si riversa comunque nelle piazze e nelle vie del capoluogo rodignino, che pur confronto a Verona può offrire poco o nulla. A Mantova, a Palazzo Te, viene celebrato Giulio Romano (pseudonimo di Giulio Pippi de’ Jannuzzi), uno dei più abili allievi di Raffaello: alla rassegna collabora il Louvre di Parigi, non qualche associazioncina amica di amici. Sempre nella città virgiliana, in questo caso a Palazzo Gonzaga, si sta celebrando la “Pittura rivoluzionaria nell’800 risorgimentale”. Insomma, attorno a Verona, in Veneto ma anche fuori, è un proliferare di manifestazioni culturali di richiamo, e ovviamente non abbiamo citato le più imponenti e conosciute. Anche lì gli amministratori avrebbero gioco facile a puntare tutto sul Dio Bacco (sempre sia lodato), e invece spesso scelgono altre strade. Sindaci e assessori non si limitano a riproporre l’esistente, non si adagiano sugli allori del “grande evento una tantum e poi a posto per il resto del mandato”. Ingenui! Dovrebbero bere e fregarsene… A.G.