Università e segregazione orizzontale Anche la retribuzione netta mensile delle laureate è inferiore a quella dei laureati

Presentati, nella Sala Barbieri di Palazzo Giuliari, il primo “Bilancio di genere” dell’università di Verona per il triennio 2018-2020, e il “Piano triennale di azioni positive”, 2019-2021. Alla conferenza stampa sono intervenuti Roberto Giacobazzi, prorettore vicario, Chiara Leardini, delegata al Bilancio, Alessandra Cordiano, responsabile del progetto e già presidente del Cug, Comitato unico di garanzia e Michela Nosè, presidente in carica del Cug.
Il Bilancio offre l’opportunità di osservare lo stato dell’arte e progettare il futuro di un ateneo aperto alle pari opportunità e all’accoglimento della sfida della diversità di genere.
Il Piano triennale delinea, invece, nuove strategie condivise da mettere in atto per la realizzazione concreta delle pari opportunità all’interno della comunità universitaria. Entrambi i documenti rispondono all’obiettivo di trasparenza verso l’esterno, come stabilito da disposizioni normative o di indirizzo, e fanno parte delle politiche di genere condotte dall’Ateneo di Verona con una significativa tradizione e confermate con forza dall’attuale Rettorato.
La comunità studentesca
La fotografia della popolazione studentesca di Ateneo, al 31 dicembre 2020, restituisce una situazione dove la presenza femminile nella componente studentesca rappresenta complessivamente oltre il 64% del totale delle persone iscritte. La proporzione degli iscritti cambia in relazione alle diverse aree di studio, evidenziando come le donne prevalgano in modo netto nelle aree di studio relative alle scienze sociali, alle scienze dell’istruzione e naturali e all’area della sanità. Le studentesse, inoltre, mostrano una maggiore propensione alla mobilità internazionale, in uscita e in entrata, superando il 70%, e hanno anche maggior successo negli studi, dal momento che le laureate in corso costituiscono il 62% circa del totale e il 68% delle persone laureate con 110 e lode è donna.
Pur a fronte di un tasso di occupazione sostanzialmente paritario nel genere, a 5 anni dalla conclusione del percorso formativo, dopo qualunque corso di laurea, la retribuzione netta mensile delle laureate è inferiore a quella dei laureati: benché a livello italiano il gap retributivo sia maggiore, anche per le nostre laureate è confermata una prospettiva di minori retribuzioni rispetto ai colleghi uomini (con laurea magistrale: donne 1.436 euro, uomini 1.706 euro; con laurea magistrale a ciclo unico: donne 1.593 euro uomini 1.880 euro.
Il personale docente
Per la componente docente, la presenza femminile è passata nell’ultimo triennio dal 39,9% al 41,4%. In particolare, con riferimento al 2020, l’incidenza femminile si mostra marcata nelle ricercatrici a tempo indeterminato e determinato che rappresentano il 54% del totale mentre si assottiglia ai livelli più alti della carriera accademica.
Sebbene rispetto al dato nazionale l’Ateneo di Verona dimostri numeri più incoraggianti, la segregazione verticale appare significativa: le professoresse ordinarie sono il 27,4% e le professoresse associate il 39%, confermando anche per Verona la cosiddetta “forbice delle carriere”.
Personale tecnico – amministrativo
Con riferimento, infine, al personale tecnico-amministrativo, va detto che l’incidenza media delle donne è di circa il 66% negli anni considerati. Nelle categorie di vertice si evidenzia una sostanziale parità: 3 a 3.