Primavera, tempo di nomine. C’è un grande lavoro infatti dietro le quinte tra le forze politiche cittadine, quelle romane e le istituzioni che governano gli enti economici. Due sono le scadenze importanti: il cambio del rettore Pier Francesco Nocini che è in scadenza e in aprile si apriranno i termini per presentare le candidature e il rinnovo dei vertici della Fiera che avverrà a fine aprile, dopo l’edizione di Vinitaly con l’assemblea per l’approvazione del bilancio. Partiamo dall’ateneo. Dopo i sei anni del primario chirurgo maxillo facciale Pier Francesco Nocini, la regola universitaria dell’alternanza (regola non scritta ma sempre rispettata) vuole che sia il mondo delle scienze umanistiche a nominare il rettore. Prima di Nocini infatti c’era stato il rettore Nicola Sartor di Economia e prima di lui un altro rappresentante di Medicina, il cardiochirurgo Alessandro Mazzucco poi presidente di Fondazione Cariverona. I primi nomi “umanistici” emersi dalle indiscrezioni finora sono quelli della direttrice del Dipartimento di lingue straniere Roberta Facchinetti e quello del professor Riccardo Panattoni, professore ordinario di filosofia morale nel Dipartimento di Scienze Umane. Ma a questi due nomi, usciti con largo anticipo, potrebbero presto aggiungersene altri. le grandi manovre interne ai dipartimenti sono appena cominciate e in questo mese di tempo potrebbero formarsi alleanze e gruppi ben consolidati per portare avanti nuovi nomi. Si attendono infatti novità per aprile quando si apriranno i termini per presentare le candidature. Qualcosa bolle in pentola, si dice in ateneo, ma deve ancora costruirsi una robusta coalizione attorno a un nome forte per puntare al rettorato. E i nomi forti restano al coperto fintanto che non avranno garanzie sufficienti per iniziare la corsa. E veniamo alla Fiera dove è in scadenza il duo Federico Bricolo, presidente, e Maurizio Danese amministratore delegato. Come si ricorderà, si tratta di nomine decise dalla precedente amministrazione comunale con maggioranza di centrodestra, per cui l’amministrazione Tommasi deve ancora dire la sua sulla governance dell’ente fieristico. Le ipotesi sono tutte in campo. Ma di sicuro sono partite le interlocuzioni tra i soci: il sindaco ha parlato con la Camera di commercio e il presidente di Cariverona per trovare un accordo complessivo. Così come è stato trovato sul direttore generale Rebughini. Non è detto che il sindaco Tommasi voglia piantare a tutti i costi la propria bandierina sulla presidenza, potrebbe anche cercare un nome condiviso se di sicura competenza e professionalità. In ogni caso un cambio rispetto all’attuale leghista (ma molto democristiano) Federico Bricolo è molto probabile. Anche se lo stesso Bricolo può contare su appoggi governativi molto robusti: nei giorni scorsi è stato a colloquio con il ministro dell’agricoltura Lollobrigida per oltre 40 minuti; da sempre Bricolo ha le spalle coperte dal potente ministro (leghista pure lui) Giancarlo Giorgetti. Una riconferma di Bricolo dovrebbe però portare una qualche compensazione alla maggioranza del sindaco Tommasi, a costo anche di rivedere il ruolo dell’amministratore delegato (che non sarà più l’uscente Maurizio Danese). C’è anche la vicepresidenza in ballo, ora ricoperta dallo scalpitante Gelmetti di Fratelli d’Italia. Tutti si muovono dunque, il gioco è molto complesso: deciderà Roma d’imperio mettendo una governance di fedeltà o i soci veronesi riusciranno a trovare un accordo condiviso, come vorrebbe Tommasi, che venga promosso da tutti? Anche perché lo stesso sindaco forse è consapevole che se volesse intestarsi una presidenza di parte, non condivisa, Roma difficilmente la farebbe passare. La figura di un imprenditore/imprenditrice potrebbe essere la soluzione? Le diplomazie politiche sono al lavoro. MB