La bella sede di “Palazzo Maffei” ha recentemente ospitato “CIN-CINteressa”, presentazione pubblica del progetto “Burundi: dalla parte delle bambine”. L’esperienza, nata nel 2003 dall’intuizione di alcune donne del mondo accademico, imprenditoriale e sociale, prosegue idealmente il solco di “Burundi: più bambine a scuola” nato attraverso l’impegno di molte e, in particolare, di Elda Baggio, chirurga, docente universitaria e vicepresidente di “Medici Senza Frontiere”. L’evento è stato occasione per tracciare le linee guida dell’ambiziosa proposta che consente alla popolazione femminile del Burundi di svelare il suo potenziale e aprirsi all’istruzione di qualità. Le promotrici mettono cuore e passione “nell’aiutare bambine, ragazze e donne del Burundi a costruire un futuro luminoso” con la missione di “ispirare, educare e donare speranza”. Un cammino di grande impegno che prevede nuovi programmi scolastici e maggiori risorse per raggiungere formazione adeguata, consapevolezza dei diritti, parità e lotta contro le discriminazioni. Tantissimi gli obiettivi già realizzati grazie alla generosità e alla professionalità di chi ha creduto in questa sfida (dal forno per il pane, alla copertura della scuola, dall’officina per la saldatura, all’orfanatrofio, passando per acquedotti e diverse strutture sanitarie). I risultati tangibili di oggi “raccontano una storia di cambiamento e speranza” in un Paese che richiede, per fare alcuni esempi, meno di nove euro al mese per sostenere un’allieva delle elementari e un solo euro al giorno per completare il percorso universitario. Con l’intento di condividere, incuriosire e chiedere, a quante più persone possibili, di supportare i prossimi passi, il progetto ha adottato un’interessante strategia di comunicazione. La scelta del logo (capace di parlare senza l’uso di parole) è stata una prima tappa nella creazione della nuova immagine coordinata. Per far emergere i concetti “di crescita, emancipazione e sfida agli stereotipi di genere attraverso l’istruzione” il segno grafico raffigura due bambine stilizzate, il cui busto è formato dal profilo di un libro, simbolo di opportunità nel superare le barriere. Ma sono l’originalità e la creatività dell’identità visiva complessiva (costruita insieme dall’agenzia veronese “ZOO Srl”) gli elementi focali che rendono l’iniziativa unica, allontanandola dall’approccio “compassionevole” tipico delle campagne sociali di questo tipo. Nei messaggi, spiegano le promotrici, si privilegiano “un tono di voce inaspettato e l’uso di strumenti linguistici innovativi” con l’ausilio di illustrazioni generate dall’Intelligenza Artificiale (AI). L’idea di evitare l’utilizzo fotografico di figure reali a favore di creazioni digitali “risponde al bisogno di tutelare la dignità e la privacy delle bambine e delle ragazze rappresentate dall’Associazione” senza tuttavia compromettere la qualità comunicativa della proposta.
L’esperimento, ironico e coinvolgente, testimonia come i recenti strumenti informatici, se ben utilizzati, possano contribuire ad allargare le riflessioni su questioni sociali complesse, ottenendo risultati visivi eccellenti. Le coloratissime bambine create grazie a “ZOO Srl” non sono solo belle da vedere ma riescono anche, in parte, a fronteggiare il diffuso luogo comune che collega l’Intelligenza Artificiale a oscure minacce per il futuro. La sfida di “Burundi: dalla parte delle bambine”, con le sue donne impegnate a cambiare il mondo a piccoli passi, scardina gli schemi promozionali delle campagne no-profit e apre la strada a un nuovo paradigma comunicativo-visivo che pone le persone al centro e prova a far diventare la tecnologia, usata in modo responsabile, consapevole e rispettoso, “un alleato potente per raggiungere obiettivi etici e sociali”.
Chiara Antonioli