Una vittoria che profuma di salvezza. Il Verona passa a Lecce e conquista la seconda vittoria consecutiva, avvenimento che non accadeva dalla scorsa estate quando alla prima di campionato l’Hellas vinse ad Empoli e poi superò al Bentegodi la Roma. Tre punti di una importanza fondamentale, non ci si può nascondere. Perchè proiettano il Verona sopra le dirette concorrenti con i ragazzi di Barono che mettono la freccia su Frosinone, Empoli e Lecce. In un colpo solo, una sorta di autentico strike per usare termini propri del bowling. Cadono come birilli prima il Sassuolo, poi il Lecce. Teniamoci stretta una classifica che ora sorride e la convinzione che, sotto il profilo tecnico, tattico, caratteriale, nessuna delle avversarie nella lotta salvezza è superiore al Verona.
Ma c’è un segreto dietro il momento positivo del Verona? Cosa è accaduto dopo un mercato invernale che ha rivoluzionato la squadra, a detta di tutti, indebolendola? Diamo in primis i meriti all’allenatore. Probabilmente la situazione societaria ha sollevato il tecnico dalle responsabilità. Come a dire che se le cose non avessero funzionato dopo le tante cessioni e gli arrivi voluti in parte dal presidente Setti per sollevare i conti e in parte dal direttore sportivo Sean Sogliano per fare piazza pulita nello spogliatoio gialloblù, le colpe sarebbero state di altri e in fin dei conti alla conduzione tecnica non si poteva imputare alcunché. Baroni è stato bravo a compattare il gruppo. Ma, soprattutto, ha potuto lavorare su quell’idea di calcio che in precedenza aveva non diciamo abiurato ma messa in cantiera.
La difesa a quattro sta funzionando alla grande, come a dire che si poteva tranquillamente scegliere un calcio diverso da quello che in questi anni ha dettato legge a Verona. Una filosofia difensivista, non si può negarlo, che non offre un calcio spettacolare, certamente non divertente. Ma qui c’è poco da discutere. Quando c’è in ballo un traguardo vitale, sia sotto l’aspetto sportivo che quello economico, non si può andare tanto per il sottile. Il Verona vincente contro Sassuolo e Lecce è una squadra sporca, brutta e cattiva. Ma con una solidità difensiva che nessun’altra avversaria può vantare. Tanto per essere chiari anche in Salento, così come era accaduto al Bentegodi sette giorni prima, Montipò è uscito dal campo imbattuto, il suo settimo, come si usa dire oggi, clean sheet. Sette gare senza subire una rete che pongono l’estremo gialloblù all’ottavo posto nella massima serie in questa particolare classifica. E’ un dato significativo. Da tenere stretto come la determinazione, la voglia di sacrificio, l’attenzione che ha la squadra in ogni frangente della gara. Sia chiaro, chi vuole vedere anche il bel gioco si rivolga altrove. Se il Verona cala d’intensità diventa facilmente vulnerabile, la gara di Bologna ne è un esempio e se pensa a giocarsela alla pari, allora la difesa è meno blindata, la ripresa al cospetto della Juventus, altro esempio di questo assunto. Allora testa e cuore, lotta e ardore. Questi ingredienti il Verona di Baroni li ha e sono indispensabili per conseguire la salvezza. La strada è ancora maledettamente lunga ma intanto il Verona si è messo in mezzo alla carreggiata e, mai accaduto sinora, può guardare negli specchietti retrovisori. Ma di certo non deve alzare il piede dell’acceleratore.
Mauro Baroncini